Etichettato: genitori
Il peso di un bambino sulla schiena
Qual è il peso di un bambino sulla schiena?
È, di certo, il peso più sfuggente, seppure fermo e fissato tra il collo e il bacino.
Pesa come i macigni della distanza subita in passato.
Pesa come l’adulto che lo porta, come quel bambino che nessuno ha portato tempo addietro.
Pesa come la responsabilità di stare in equilibrio e, ancora di più, come quella di costruire equilibri nuovi.
Pesa come la presenza del corpo nella nostra vita e nella nostra cultura. Una presenza ingombrante di piombo verso gli inferi. Il corpo dimenticato, bistrattato, umiliato, denigrato.
Pesa come l’essere genitore, come il dibattersi tra pregiudizi culturali, mancanza di stato sociale, disgregazione familiare, come fossero le paludi della solitudine.
Pesa come l’ottica di Sparta, di recidere le radici per creare guerrieri obbedienti e sperduti mossi dal bisogno di appartenenza.
Pesa come la volontà di cambiare, di recidere le catene, di dare ciò che non abbiamo avuto, di essere ciò che non abbiamo vissuto.
Pesa come una girandola o un aquilone, mossi dal vento in ogni piccolo soffio.
Pesa come lo stupore di scoprire nuovi orizzonti.
Pesa come le dita leggere sulla pelle, nel tocco più sottile, nell’esplosione di vita che innesca.
Pesa come una piuma, come le piume delle nuove ali che improvvisamente ci sentiamo spuntare sotto tre strati di stoffa colorata.
(Veronica)
Buon Anno Nuovo!
Che l’anno che sta finendo sia un bimbo portato sulla schiena: conoscenza profonda, sintonia, armonia, fiducia, esperienza.
Che possiamo amare il nostro passato in ogni scoperta e in ogni errore.
E che l’anno nuovo sia il nuovo bimbo più piccolo, portato davanti: un piccolo tesoro di scoperte, amore, tenerezza e cura.
Che possiamo crescerlo e crescerci alla luce delle scoperte fatte, delle cose imparate e stupirci delle splendide sorprese che ci farà.
buona vita piena d’amore e di felicità!
“Per crescere un bambino, ci vuole un’intera tribù” (detto africano)
Eccoci alle feste di Natale. Un calendario fittissimo di cenoni, visite, pranzi e chi più ne ha più ne metta.
Immaginiamoci Anna, nata da due settimane, ed i suoi genitori.
Nonostante la stanchezza dei primi periodi, le difficoltà ed i momenti critici sono tutti e tre molto felici. Anna è allattata al seno a richiesta. Una di quelle bimbe che stanno acquisendo competenza giorno dopo giorno, con tante poppate una dietro l’altra perchè si stancano un pochino prima di aver davvero riempito il pancino e perchè vicino a tutto quel morbido e a quell’odore così familiare ci si sta proprio bene.
La sua mamma la porta in una fascia che fa un bell’incrocio sul suo corpicino. A volte anche il suo papà se la “veste” in quel modo e lei se ne sta tranquilla. Ma davvero non le piace star sola (a chi piace?) e nemmeno è pronta per conoscere troppa gente e mamma e papà l’assecondano nei suoi bisogni, per loro molto chiari. Sembra tutto perfettamente in armonia.
Ma ecco che inizia il coro dei consigli e dei giudizi non richiesti. Paventano di tutto: dall’obesità al vizio, alla maggiore età ancora attaccata ai genitori.
Mamma e papà si stanno un po’ irritando e sentono davvero il bisogno di pensare ad altro, di continuare nella loro armonia.
Ma ad un certo punto accade qualcosa di bello: le nonne di Anna, sorridendo, allontanano parenti ed amici inopportuni. Con la vecchia zia sottobraccio le sentiamo parlare di continuum, di bisogni, di comportamenti naturali dei mammiferi, di tenerezza, di contatto.
I nonni di Anna stringono la mano al suo papà, congratulandosi dell’abbraccio in cui riesce a tenere calma la figlia e anche di quella fascia di cotone, all’apparenza così poco virile, che si è rivelata essere uno strumento straordinario.
La piccola zia di Anna chiede alla sua mamma di insegnarle a portare la sua bambola prediletta.
Una piccola tribù, unita.
Questa scena forse è una perfetta utopia per la maggior parte delle mamme che decidono di tirar su i propri figli in “contatto”.
Ma forse c’è la speranza che prima o poi quest’utopia diventi quotidiana realtà.
Prepariamoci.
Quando apprendiamo di aspettare un bambino, la Natura ci invita a concentrarci su noi stesse, sul nostro nucleo fondamentale e questo è bellissimo.
Ma se riusciamo ad investire un po’ del nostro tempo nel costruire la nostra tribù, poi sarà tutto più facile.
Ascoltarsi, informarsi, confrontarsi, scegliere grossomodo la linea che più si confa a noi stessi. Primo passo.
Non tutto andrà come previsto o immaginato ma se si ha un’idea anche non molto definita di che tipo di genitori vogliamo essere tutto sarà più facile.
Poi, scegliere la nostra tribù.
Avremo bisogno di sostegno, inutile pensare che non sarà così.
La nostra tribù è variopinta: ci saranno dei familiari, degli amici, degli operatori.
Di solito lo scoglio più grande sono i nonni. Questi nonni che remano contro, che perdono il senno per l’amore che li travolge, che guardano con diffidenza ai figli divenuti genitori, che “si permettono” azioni davvero deplorevoli in fatto di educazione e puericultura.
Nei social network e nei blogs si legge sempre più frequentemente la rabbia di mamme esauste di tanta mancanza di comprensione. Rabbia che spesso sfocia in espressioni molto forti, a volte violente.
Questo fa male. Fa male ai rapporti, alla serenità, ai bambini, agli adulti.
Cosa succede in una nonna che invoca il latte artificiale e la carrozzina, in un nonno che rende il ciuccio più allettante con una passata di zucchero o di miele?
Perchè non ascoltano, non rispettano, non sostengono?
Perchè non capiscono. Figli e genitori di un’impostazione forzatamente a basso contatto, han cresciuto figli ascoltando i consigli e le indicazioni degli “esperti” convinti di fare il meglio, convinti di non essere in grado da soli.
Ed ora?
Ora vedono questi genitori, questi loro figli che si curano le ferite cambiando rotta con le nuove generazioni.
Perchè ogni volta che un bimbo piange, piange anche il bimbo che è nascosto dentro alla mamma o al papà. Perchè ogni volta che lo consoliamo e ce ne prendiamo cura, accudiamo anche quel bambino nascosto nel fondo del nostro cuore.
Immagino la sensazione di destabilizzazione, forse anche i sensi di colpa, forse infine una punta di invidia e di gelosia, il rammarico per qualcosa di irrimediabilmente perduto.
Un bambino ancora più antico, ancora più nascosto, che adesso si fa sentire all’improvviso, in un pianto disperato a cui non si può resistere.
Azzittire, acquietare ed allo stesso tempo prendere possesso, recuperare. Dimostrare che “ci so fare” che “a modo mio non piange” che “vedi che pure tu come me non hai latte abbastanza”: in poche parole che il proprio operato di genitori non deve essere messo in crisi.
Un tormento inconscio spesso negato e che una neomamma non ha alcuna condizione di capire e di accogliere. Per la stanchezza, per gli ormoni, per la concentrazione in occuparsi del suo bimbo e della sua nuova se stessa. Per un milione di motivi.
Ma finchè i piccoli sono nella pancia si può fare. Si può scavare, dissotterrare, percorrere i sentieri più scuri ed impervi fino ad arrivare alla comprensione, fino a curare la ferita, a spezzare un anello prima, la catena di dolore che ci ha portati fin qui.
Si può affermare e comunicare che sappiamo che i nostri genitori hanno fatto del loro meglio, che li amiamo così e che ci sentiamo amati, che abbiamo bisogno adesso di sostegno per crescere e per cambiare rotta.
Si può informarli che esiste l’altra strada, quella che stiamo scegliendo, e che non sono invenzioni da figli dei fiori ma constatazioni scientifiche, biologiche e antropologiche. “Usiamo” tutti gli esperti del settore: ostetriche, doule, pediatri illuminati, consulenti di allattamento, consulenti del portare, insegnanti di massaggio infantile, e chiunque possa rappresentare l’autorevolezza della professionalità, per mostrare che la nostra intenzione non è mettere in crisi una relazione ma solamente migliorarsi.
Costruire passo, passo, storia per storia, i legami familiari veri.
Sono percorsi estremamente impegnativi e faticosi, costellati di ostacoli, discussioni, momenti duri e pesanti. Ma sono percorsi che ,se si ha la forza di finire, portano al risultato più atteso: la tribù.
Ed è così necessario costruire la propria tribù, avere un nucleo di persone a proteggerci, sostenerci, accompagnarci. Avere qualcuno di fiducia con cui condividere l’arrivo e la crescita del nostro bambino.
Perchè crescere un bambino “a contatto” prevede l’accudimento condiviso e non a caso.
Chi ci può aiutare:
Per imparare a comunicare in modo efficace e rispettoso: Ass. Comunicazione Empatica
Per scavare a fondo nella nostra storia: Il lavoro emotivo e corporeo di Willi Maurer e qualcosa sulle costellazioni familiari
Esperti sui benefici del portare i bimbi in fascia: Scuola del Portare
Esperti in allattamento e sui suoi benefici : IBCLC e La Leche Ligue
Pediatri: UPPA
Psicologi: Alessandra Bortolotti
Ostetriche: ostetriche libere professioniste (anche nel settore pubblico si trovano splendide professioniste ma purtroppo non esiste un link di riferimento)
Doule: ci sono diverse associazioni sul territorio nazionale. Non segnalo nessuna in particolare per mancanza di conoscenza diretta.
Libri sul tema: serie Il Bambino Naturale del Leone Verde
Vaccini…ma quante domande: tempi e modi dei vaccini e chiarimenti sul sistema immunitario
Ed eccoci alla terza ed ultima parte di questo complesso lavoro di raccolta domande e di risposte. Approfitto di alcuni dubbi sorti dopo la pubblicazione del secondo post, da parte di alcune lettrici per chiarire il metodo usato e l’intento del lavoro.
A qualcuno, questa pubblicazione è sembrata pro-vaccini. In verità, come ho già avuto modo di specificare, l’intento di questo lavoro è sempre stato quello di offrire un luogo all’informazione sugli argomenti di entrambe le correnti di pensiero.
Per far questo sono stati chiamati in causa due pediatri esperti e affidabili (come potete verificare leggendone i profili), rappresentanti di entrambe le parti. A loro è stato spiegato il progetto, sono state sottoposte le medisime domande e sono state inviate TUTTE le risposte per un’ultima revisione prima della pubblicazione. Da parte mia, quindi, sono molto serena sull’essere stata più neutrale possibile.
Ma andiamo avanti e continuiamo con le domande.
Tempi e modi dei vaccini
29. Perchè i vaccini sono programmati nei primi mesi di vita?
ROSARIO CAVALLO Sono programmati nei primi mesi i vaccini per cui è necessaria una protezione a partire dai primi mesi di vita; altri vaccini (morbillo, rosolia, parotite, varicella, epatite A) sono programmati successivamente anche perché per queste malattie c’è una più lunga persistenza degli anticorpi materni che potrebbero ridurre la risposta protettiva del vaccino.
SIMONA MEZZERA Per prima cosa è più facile vaccinare i bambini nei primi mesi, i genitori rispondono subito all’appello della ASL, emotivamente è la fase più delicata in cui l’attenzione è completamente rivolta al bambino e al desiderio di proteggerlo, alcuni autori poi considerano questa fase come quella in cui il bambino presenta meno effetti indesiderati dopo il vaccino. Visto da un altro punto di vista si potrebbe obbiettare che questo momento è quello più vulnerabile in quanto il bambino sta iniziando a entrare in contatto con il mondo esterno con un sistema immunitario totalmente da formare. I rischi che non risponda con una reazione acuta anche di allontanamento delle sostanze tossiche contenute nei vaccini è quindi maggiore con la conseguenza di poter avere delle reazioni a lungo termine meno valutabili e più croniche
30. Perchè si ritiene migliore somministrarli tutti insieme?
ROSARIO CAVALLO E’ una questione di comodità e di necessità di raggiungere alte percentuali di copertura per avere l’effetto gregge di cui abbiamo parlato; l’esavalente necessita di tre dosi nel primo anno per completare il suo ciclo di vaccinazione; per fare gli stessi vaccini singolarmente di dosi ne sarebbero necessarie 18; quanti sono quelli che le farebbero, tanto più se consideriamo che, abbiamo detto anche questo, somministrarli insieme non fa aumentare gli effetti collaterali
SIMONA MEZZERA In parte perché è più comodo, si introducono meno sostanze legate ai vaccini come gli adiuvanti e i conservanti, alcuni poi sostengono che ci sia un effetto coadiuvante con una maggiore risposta anticorpale nel somministrare alcuni vaccini contemporaneamente. Dall’altra parte mai in natura avviene una molteplice infezione da parte di più microrganismi nello stesso momento, l’organismo è in grado di rispondere a uno stimolo antigenico in modo appropriato e non a tanti tutti insieme. Inoltre la via di somministrazione è attraverso una iniezione dove gli antigeni arrivano nel circolo senza passare da altre stazioni linfatiche come avviene nelle malattie naturali.
31. Esiste la possibilità di somministrali separati? In caso esista, che vantaggi o svantaggi comporterebbe?
ROSARIO CAVALLO Credo di aver già risposto
SIMONA MEZZERA Esiste per alcuni vaccini, in realtà si potrebbero effettuarli tutti separati però oggi si sono eliminati dalla produzione alcuni vaccini singoli in quanto non vengono più richiesti. La vaccinazione antitetanica in ogni caso la si trova. Il vantaggio è quello di alleggerire il sistema immunitario da una risposta multipla, lo svantaggio è l’accumulo di sostanze come per esempio l’idrossido di alluminio che è contenuto in tutti i vaccini.
32. Perchè insieme ai vaccini obbligatori si somministrano vaccini che non sono considerati obbligatori?
ROSARIO CAVALLO Anche a questo credo di aver risposto; ri-sottolineo che la distinzione obbligatorio\raccomandato ha una spiegazione storica e non corrisponde a una gerarchia di qualità\opportunità
SIMONA MEZZERA Bisognerebbe chiederlo alle ditte produttrici e all’ASL
33. Perché l’obbligo dei vaccini varia da regione a regione?
ROSARIO CAVALLO A parte il Veneto dove in via sperimentale è temporaneamente sospesa la obbligatorietà, non mi risulta che ci siano questo tipo di variazioni regionali; quello che purtroppo varia è il calendario delle vaccinazioni offerte in modo attivo e gratuito a causa del mal vezzo di molte regioni di voler “correre avanti”, anticipando la offerta di nuovi vaccini anche in assenza di motivi epidemiologici che possano motivarne la urgenza, senza aspettare i pronunciamenti ministeriali. Questa cattiva abitudine, dovuta solo in parte a spinte di mercato a cui si somma un cocktail di motivi diversi (convincimenti ideologici, necessità di mettersi in mostra in campo scientifico o politico, buona fede) ha portato al famigerato aspetto “a manto di leopardo” che ritengo essere un controsenso assoluto in campo vaccinale. Sia chiaro: non è una indiscriminata accusa verso tutti i nuovi vaccini, ma proprio non vedo nessuna ragione che motivi adeguatamente questo modo di procedere
SIMONA MEZZERA Anche questo è un mistero italiano, le Regioni in cui si può più facilmente evitare le vaccinazioni ai propri figli sono quelle in cui storicamente si sono costituiti comitati di genitori più attivi verso una informazione più oggettiva sui danni da vaccini.
34. Perché si fa il vaccino contro l’epatite b a 2 mesi invece che a 12 anni?
ROSARIO CAVALLO Perchè il contagio è possibile a qualunque età ed è ad alto rischio l’età neonatale
SIMONA MEZZERA La domanda giusta sarebbe perché si fa la vaccinazione antiepatite B? Più il bambino è piccolo più la risposta anticorpale può essere maggiormente efficace, nell’adolescenza ci possono essere più persone che non rispondono al vaccino producendo anticorpi. In ogni caso la vaccinazione non conferisce immunità per tutta la vita sia che venga fatta nel neonato sia a 12 anni.
35. Perché si prevede la somministrazione del preparato polio inattivato?
ROSARIO CAVALLO Non si prevede, già si fa, perchè l’antipolio vivo (più efficace) aveva rarissime controindicazioni ed effetti avversi gravi che sono invece superati dall’antipolio ucciso
SIMONA MEZZERA Si sta attuando questa profilassi perché con il virus attenuato si avevano in soggetti con una particolare patologia o in soggetti immunodepressi una riattivazione del virus con la comparsa della malattia.
36. Perché si fa il vaccino contro la rosolia a tutti a 12 mesi invece che solo alle ragazze adolescenti che non l’abbiano avuta in forma naturale?
ROSARIO CAVALLO Perchè si sperava nella eradicazione della malattia e del virus; per avere questa eradicazione occorre che in tutto il mondo il 95% almeno dei bambini facciano due somministrazioni di vaccino
SIMONA MEZZERA Sempre per lo stesso motivo dell’epatite, c’è una risposta migliore nei neonati che nell’adolescenza. Anche in questo caso l’immunità è temporanea.
37. Perchè si fanno i vaccini contro morbillo e rosolia ai bimbi maschi?
ROSARIO CAVALLO Vedi risposta 36; il morbillo è una malattia temibile sia per maschi che per femmine e quindi è ovvio che vada fatto ad entrambi. Il vaccino NON VA SOMMINISTRATO AI SOGGETTI IMMUNODEPRESSI che potrebbero averne direttamente danno ma non ci può essere una riattivazione, cosa invece possibile per un virus della famiglia degli herpes, la varicella
SIMONA MEZZERA Per eliminare i due virus, se si immunizzano tutti si ipotizza che i virus non circolino più. Non si considera però che la vaccinazione è fatta con virus attenuati che quindi in soggetti immunodepressi possono riattivarsi.
38. Esistono precauzioni per preparare i bimbi ai vaccini e diminuire il rischio di conseguenze gravi?
ROSARIO CAVALLO Riferire ogni evento avverso a precedenti dosi e riferire di eventuali terapie e\o malattie importanti in atto. Modificare i tempi di somministrazione previsti dal calendario potrebbe esporre al rischio di contrarre la malattia naturale rendendo vana la vaccinazione.
SIMONA MEZZERA Iniziare a vaccinarli almeno a un anno diminuendo il numero dei vaccini a quelli che possano avere più senso, non farli in periodi in cui ci possono essere virus influenzali o di altro tipo in famiglia, accertarsi che il bambino stia bene, non abbia febbre, tosse, diarrea, mal di gola, effettuare i richiami con tempi più lunghi rispetto a quelli indicati dal calendario vaccinale. Inoltre cercare di fare un’anamnesi accurata del bambino comprendendo anche le malattie che ricorrono maggiormente in famiglia.
39. Cosa è necessario osservare e per quanto per eventualmente capire che ci sono state delle reazioni inusuali?
ROSARIO CAVALLO Comunicare OGNI reazione importante post vaccinale; il compito di stabilire un nesso causa-effetto competerà ad altri, non al genitore
SIMONA MEZZERA Osservare il comportamento, il sonno, l’eventuale comparsa di sintomi nuovi.
40. Quando i vaccini sono assolutamente sconsigliati?
ROSARIO CAVALLO Quando ci sia stata una reazione allergica grave a una dose precedente (andrà valutata la somministrazione in ambiente protetto) e, per i vaccini vivi, quando ci sia uno stato di immunodepressione
SIMONA MEZZERA Nei soggetti immunodepressi, con patologie a livello neurologico, durante l’assunzione di farmaci quali cortisone o chemioterapici, secondo la mia osservazione anche in presenza di forme allergiche o di dermatiti importanti, quando si ha una famigliarità particolarmente importante per quanto riguarda malattie allergiche e autoimmuni.
41. Quando i vaccini sono assolutamente opportuni?
ROSARIO CAVALLO Sopratutto quando ci si debba difendere da malattie molto trasmissibili, diversamente non curabili, capaci di causare decesso o patologie invalidanti (difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B, morbillo, rosolia)
SIMONA MEZZERA In caso di epidemie per patologie gravi.
Sistema immunitario
42. Come funziona il sistema immunitario di un neonato?
ROSARIO CAVALLO Più o meno come quello dell’adulto, pur con particolarità che sarebbe troppo complicato da spiegare; certamente i vaccini non rappresentano un problema se non nei casi di malattie immunitarie.
SIMONA MEZZERA Il sistema immunitario è molto complesso e necessita di una componente cellulare che serve per distruggere direttamente sostanze estranee che entrano in contatto con l’organismo e una basata sull’immunità anticorpale cioè sulla produzione di anticorpi specifici verso un dato microrganismo. L’immunità cellulare è legata a cellule chiamate linfociti T, l’immunità anticorpale è determinata da linfociti di tipo B. La risposta mediata da linfociti di tipo T viene stimolata quando il nostro organismo viene in contatto con virus o microrganismi intracellulari. Quella legata ai linfociti di tipo B si attiva invece quando si entra in contatto con batteri, parassiti intestinali, sostanze inquinanti. Nell’adulto sano c’è un equilibrio fra queste due risposte, è un equilibrio dinamico secondo gli stimoli a cui l’organismo deve reagire. Nel neonato in cui il sistema immunitario non è maturo si può avere dopo la vaccinazione una tendenza a una iperattivazione linfocitaria cronica con uno squilibrio evidente fra la risposta immunitaria legata ai linfociti T o B. Questo rapporto cronico alterato può avere come conseguenza una comparsa di malattie allergiche quando c’è una iperattivazione della risposta immunitaria legata ai linfociti B in quanto producono maggiori quantità di Ig E responsabili delle manifestazioni allergiche, oppure una maggiore possibilità di comparsa di malattie autoimmuni o degenerative quando lo stimolo immunitario è maggiormente spostato verso la maggiore reazione dei linfociti di tipo T . La malattia naturale mette invece stimolano la normale reazione del sistema immunitario favorendo il normale equilibrio fra le due risposte immunitarie legate ai linfociti B e T.
43. Il sistema immunitario del bambino è realmente pronto ad affrontare un vaccino?
44. Come sapere se un neonato è un soggetto a rischio?
ROSARIO CAVALLO Sicuramente non si può prevedere un rischio vaccinale se non nei casi di malattia immunitaria o di reazione grave dopo una prima dose. Fare un completo esame in tutti i bambini sarebbe praticamente impossibile e comunque non servirebbe se non nel caso del vaccino antirotavirus. Come detto più volte l’esavalente non ha componenti vive e se somministrato a soggetti immunodepressi semplicemente non provocherebbe risposta immunitaria. L’antimorbillo – rosolia si somministra dopo i 13 mesi di vita, quando uno stato di immunodepressione dovrebbe ormai essere stato diagnosticato.
SIMONA MEZZERA Alcuni autori sostengono che sia possibile valutare un eventuale rischio da vaccino effettuando una serie di esami ematici: emocromo, dosaggio immunoglobuline, tipizzazione linfocitaria, tipizzazione genomica HLA ( A, B, C ) e HDLA DR-DQ. A parte il costo di questi esami e al fatto che debbano essere effettuati in laboratori specialistici, per quanto mi riguarda sono più attenta alla storia clinica del bambino e al cercare di individuare in essa eventuali fattori di rischio
Concludendo
45. Riesce a trovare almeno 3 motivi per cui si debba vaccinare?
ROSARIO CAVALLO Credo di averli già elencati nelle domande precedenti
SIMONA MEZZERA In questo momento no
46. Riesce a trovare almeno 3 motivi per cui non si debba vaccinare?
ROSARIO CAVALLO NO, se non nei rarissimi casi di controindicazione; ho molti motivi per criticare la nostra politica vaccinale
SIMONA MEZZERA Tanti penso di averli espressi nel rispondere alle varie domande
Ecco qua, vi siete fatti un’idea? Avete avuto risposta alle vostre domande? Spero proprio di sì…e che ognuno scelga in piena autonomia e coscienza!
Vaccini…ma quante domande: possibili danni da vaccino o da malattie
Eccoci dunque arrivati alla seconda tappa del nostro lavoro, quella che riguarda i possibili danni da vaccino o da malattie. Vi ricordo che cliccando sul nome del medico che vi interessa, avrete accesso al suo profilo completo di contatti per qualsiasi chiarimento, ulteriore curiosità o altro.
Attenzione: la numerazione delle domande continua dal post precedente per qualsiasi necessità di confronto sulle risposte o di rimando a risposte precedenti, consultate il primo post! (le risposte che citano espressamente una risposta precedente danno la possibilità di accedere al primo post attraverso un link inserito nel riferimento, basterà cliccare su!)
12. Quali sono i possibili danni da vaccino?
ROSARIO CAVALLO Dipende dal vaccino; non si può dare una risposta generale; continuando a parlare di esavalente i possibili danni sono legati a reazioni allergiche a uno dei componenti; tali reazioni sono assolutamente imprevedibili ma eccezionalmente rare; la loro frequenza è centinaia di volte minore rispetto al rischio di riportare un danno da malattia se si decidesse di non vaccinarsi.
SIMONA MEZZERA Vedi risposta precedente numero 5
13 Quale incidenza si riscontra dei danni da vaccino?
ROSARIO CAVALLO Parliamo di una incidenza talmente bassa che un sistema di sorveglianza mediamente poco sensibile come quelli che operano in Italia non è in grado di quantificare in modo attendibile; secondo i sistemi di sorveglianza dei Paesi più avanzati si ipotizza una frequenza nell’ordine di 1:1 milione di somministrazioni; la battaglia per un sistema di sorveglianza efficiente è cosa buona e giusta e vede la ACP in prima linea e dovrebbe vedere sempre più spesso la collaborazione dei genitori pronti a segnalare al proprio medico qualunque importante reazione venga verificata nei giorni e settimane successivi.
SIMONA MEZZERA Non si hanno studi attendibili né riconosciuti su questo punto
14 Quali sono gli studi relativi alla connessione tra vaccini e autismo, tra vaccini e malattie autoimmuni, tra vaccini e tendenze allergiche?
ROSARIO CAVALLO Attenzione!! con questo ordine di grandezza nei confronti delle reazioni avverse gravi, occorrono osservazioni su milioni di bambini per poter affermare qualcosa di serio e quindi semplicemente non può esistere nessuno studio diverso dalla osservazione epidemiologica sulla popolazione che possa essere in grado di dire qualcosa. Alla fine dello scorso millennio fu il vaccino trivalente anti difto-tetano-pertosse ad essere imputato di causare malattie nervose progressive e invalidanti; in verità tale vaccino causava notevoli reazioni febbrili e a volte convulsioni febbrili (che è una evenienza molto spiacevole ma che non lascia nessun danno) ; il confronto statistico di intere popolazioni inglesi dimostrò che non esisteva nessuna correlazione tra vaccino e le temute conseguenze neurologiche; contemporaneamente però a causa di questi timori si ebbe un forte calo della adesione alla vaccinazione e a causa di una paura dimostratasi infondata si ebbero subito di nuovo epidemie di pertosse e un tragico aumento del numero di lattanti morti a causa di questa malattia che era stata messa sotto controllo e che invece per la paura ingiustificata del vaccino tornò ad essere frequente e mortale. Oggi si parla di autismo in relazione al vaccino antimorbillo rosolia parotite sulla base di un vecchio studio del tutto smentito successivamente; ma già il fatto che era uno studio sperimentale fatto su pochi bambini impedisce, come detto, di stabilire nessun tipo di correlazione. Questo vaccino è stato praticato e continua per fortuna ad essere praticato in miliardi di bambini; se ci fosse una correlazione sia pure rara con l’autismo avremmo visto un esplosivo aumento di questa patologia. Anche qui bisogna stare attenti a guardare bene cosa si trova scritto, perché in effetti è una realtà che oggi ci sia un grande aumento di diagnosi nell’ambito dello spettro autistico: vuol semplicemente dire che oggi c’è una maggiore sensibilità diagnostica, nel senso che se prima si diagnosticava come autistico solo il bambino con sintomatologia grave (avete visto Rain Man?), oggi si diagnostica anche il bambino con disturbi relazionali molti più lievi. In definitiva non ci sono dati epidemiologici e non c’è neppure una plausibile base scientifica che possa mettere in relazione le vaccinazioni con questi effetti.
SIMONA MEZZERA Vedi risposta numero 5
15. Io, genitore, sono in grado di identificare una reazione avversa da vaccino?
ROSARIO CAVALLO No, ma sono perfettamente in grado di identificare una reazione non banale occorsa dopo una vaccinazione; dovrò segnalarla in modo che poi gli specialisti possano verificare se davvero esiste un nesso di causa-effetto tra vaccino e reazione stessa, ricordando che come dicevano i latini, non sempre post hoc equivale a propter hoc; non tutto quello che accade dopo la vaccinazione dipende dalla vaccinazione.
SIMONA MEZZERA Qualsiasi reazione fuori dal normale compaia dopo il vaccino anche per un periodo di tempo superiore al mese dovrebbe essere segnalato al proprio medico e valutato in maniera approfondita
16. Cosa si deve fare in caso di sospetto danno da vaccino?
ROSARIO CAVALLO Vedi sopra
SIMONA MEZZERA Rivolgersi a un medico che abbia approfondito e quindi abbia una maggiore competenza sui possibili danni post vaccino
17. Che grado di pericolosità hanno le malattie per cui si vaccinano i neonati?
ROSARIO CAVALLO Sempre per l’esavalente: di tetano si muore (tra atroci sofferenze) quasi sempre; la difterite era causa di elevata mortalità e invalidità; la pertosse è una malattia gravissima e spesso mortale per i lattanti, è anche estremamente contagiosa; la poliomielite è una malattia invalidante, estremamente diffusiva, a volte mortale, incurabile diversamente; l’epatite B causa spesso epatite cronica e a volte epatocarcinoma; l’haemofilus è un germe che anche se raramente può causare meningiti gravi. A fronte di questi potenziali danni delle malattie abbiamo un rischio limitatissimo di reazioni allergiche gravi e un rischio abbastanza frequente di effetti collaterali trascurabili come un po’ di febbre dolore pianto. Oggi (a parte la pertosse) queste malattie non si vedono quasi più, proprio grazie alle vaccinazioni; ma i microorganismi che causano queste malattie non sono scomparsi del tutto e possono ricominciare a circolare in qualunque momento ci dovesse essere un sostanziale calo delle coperture vaccinali; è già successo più volte con la polio, la difterite, la pertosse e le conseguenze sono state terribili.
SIMONA MEZZERA Oggi come oggi nel mondo occidentale la maggior parte delle malattie per cui è ancora obbligatoria in alcune Regioni la vaccinazione sono scomparse vedi polio, difterite, epatite B
18. Quali sono le proporzioni di rischio tra danni da vaccino e danni da malattie contratte?
ROSARIO CAVALLO Come detto, per questo vaccino non c’è proprio proporzione
SIMONA MEZZERA E’ difficile dirlo perché non ci sono dati epidemiologici reali, la domanda è perché rischiare facendo a tutta la popolazione la vaccinazione e non sapendo come il singolo bambino reagirà per patologie da noi scomparse o considerate non dannose per la maggior parte a eccezione di bambini defedati o immunodepressi come per esempio nel morbillo, rosolia, parotite, varicella ecc…
19. Come si contraggono le malattie per cui ci si vaccina?
ROSARIO CAVALLO Rispondo sempre per l’esavalente: il tetano si contrae in seguito a ferite infettate dalle spore del batterio corrispondente (una causa oggi frequente è la puntura con le spine della rosa; a rischio sono sopratutto le donne che fanno giardinaggio; mamme vaccinatevi!); difterite, pertosse, haemofilo si trasmettono per contatto interumano; il virus dell’epatiteB per contatto stretto con liquidi biologici (sangue, sperma, saliva); polio per contatto diretto e attraverso le acque reflue
SIMONA MEZZERA Dipende dalla malattia nella polio, tifo, colera la trasmissione si dice orofecale, cioè dalle feci alla catena alimentare, per il tetano è tramite contatto fra microrganismo e ferita profonda, per l’epatite B tramite sangue o rapporto sessuale, per la maggior parte delle altre tramite l’apparato respiratorio.
20. Che incidenza ha l’encefalite da morbillo?
ROSARIO CAVALLO Circa 1:1.000; da vaccino antimorbillo si calcola 1:1.000.000
SIMONA MEZZERA Anche in questo caso difficile dare una valutazione oggettiva in quanto anche se il morbillo resta una malattia in cui è obbligatoria la denuncia una volta che il bambino la contrae questa non sempre viene effettuata per cui la stima delle conseguenze sicuramente è poco oggettiva. Quello che comunque negli ultimi anni si sta registrando è un netto calo sei casi di Panencefalite sclerosante subacuta con “la curiosa eccezione della Romania in cui si registrano 5-6 casi/anno/milione di abitanti indipendentemente dall’uso del vaccino” (cit. Roberto Gava “ Le vaccinazioni pediatriche” pag 357)
21. Che pericoli comporta la rosolia?
ROSARIO CAVALLO Gravissime e irrimediabili malformazioni congenite se contratta in gravidanza. La rosolia, come il morbillo, ha tutte le caratteristiche per poter essere eliminata completamente e definitivamente (così che non sarebbe neanche più necessaria la vaccinazione) dalla faccia della Terra, come è successo per il vaiolo che causava epidemie con altissima letalità e che col vaccino è scomparso dalla circolazione senza essere rimpiazzato da altri virus. Una volta si diceva che la malattia naturale fornisse una immunità per tutta la vita, mentre i vaccini no; in realtà neanche la malattia probabilmente conferisce immunità a vita in assenza dei richiami immunitari determinati dal contatto col virus in corso di nuove epidemie; ma quando i vaccinati erano pochi e quindi continuavano ad esserci ancora frequenti epidemie, anche loro sembravano essere diventati immuni “a vita” perchè la loro difesa immunitaria era richiamata tutte le volte che avevano un contatto con nuovi soggetti ammalati; la riduzione delle epidemie ottenuta grazie alla diffusione delle vaccinazioni impedisce invece il richiamo immunitario e si ha quindi una perdita progressiva di protezione (certamente più rapida nei vaccinati rispetto a chi ha avuto la malattia) che richiede la effettuazione di alcuni “richiami” vaccinali che è il prezzo da pagare finchè non si riesce a eradicare completamente questi virus.
SIMONA MEZZERA Il maggior pericolo è quando una donna incinta contrae nei primi 3-4 mesi di gravidanza questa malattia in quanto il feto può contrarre la rosolia congenita. Il vaccino come anche quello del morbillo o della parotite non dà una immunità a vita, come la malattia naturale, per cui il rischio che una donna che abbia avuto la vaccinazione a 10-11 anni sia poi da adulta non protetta c’è. Si effettua inoltre su tutta la popolazione anche quella maschile con lo scopo di eliminare il virus e quindi ridurre la diffusione della malattia non considerando che uno spazio virale lasciato vuoto viene subito riempito da un altro virus che può essere più dannoso per l’organismo umano in quanto nuovo e non ancora conosciuto dal nostro sistema immunitario.
22. Cos’è e come funziona l’effetto gregge?
ROSARIO CAVALLO Se si vaccina la maggioranza della popolazione si creano effetti su tutta la popolazione; in genere l’effetto è positivo: se si vaccina contro morbillo e rosolia il 95% della popolazione il virus non circola più e quindi si protegge anche il restante 5% e tra questi anche quei pochi soggetti in cui la vaccinazione è controindicata. A volte l’effetto gregge è negativo: se si vaccina solo il 60% si rendono meno frequenti le epidemie e quindi la malattia ha meno probabilità di essere contratta in età infantile e aumentano le probabilità di contrarla da adulto quando il morbillo è ancora più virulento e quando la rosolia fa veramente paura.
SIMONA MEZZERA Quando il 75% della popolazione è coperto dalla vaccinazione verso una data malattia il rimanente gode di una protezione passiva in quanto il microrganismo circola meno.
23. Quali sono attualmente le malattie debellate e quelle non debellate?
ROSARIO CAVALLO Debellato definitivamente solo il vaiolo; per le altre si è vista una riduzione in genere molto notevole del carico di patologia. Certamente le migliorate condizioni nutrizionali e igieniche hanno contribuito a questo risultato, ma il contributo dei vaccini resta fondamentale, come testimoniato dal caso della difterite, oggi in Italia praticamente scomparsa ma pronta a ritornare tragicamente di scena come è successo in Russia alla caduta del regime, quando per diversi anni ci fu una quasi sospensione dei servizi vaccinali. Alcune volte la riduzione del carico di patologia è meno significativo, ma questo non riguarda certo i vaccini di cui abbiamo parlato sinora.
SIMONA MEZZERA Polio, tifo, colera, epatite A sono nettamente diminuite nei paesi Occidentali anche per la presenza di reti fognarie che hanno portato a una netta riduzione di tutte le malattie a trasmissione oro fecale. La difterite è considerata debellata , anche l’incidenza di nuovi casi di Epatite B è nettamente diminuita.
24. L’estinzione di certe malattie è dovuta ai vaccini o alle pratiche igieniche?
ROSARIO CAVALLO Ho già detto che le due cose cooperano per lo stesso risultato, ma senza vaccinazione i casi di vaiolo potrebbero essere ridotti da buone pratiche igieniche ma mai sarebbero stati debellati; la stessa cosa per polio, morbillo, rosolia, che sono le uniche altre malattie potenzialmente eradicabili.
SIMONA MEZZERA Difficile dirlo. Probabilmente da entrambi, però nel caso di malattie a trasmissione orofecale di cui non è obbligatorio il vaccino possiamo dire che le misure igieniche da sole hanno limitato la presenza dei casi. Anche per quanto riguarda l’epatite B quando si è conosciuto la via di trasmissione del virus e come sterilizzare gli strumenti che potevano essere causa della propagazione della malattia si è riscontrato un cambiamento notevole nell’incidenza della malattia. Inoltre alcuni autori sostengono che ogni malattia ha un suo ciclo naturale di comparsa, acme e diminuzione.
25. In che modo e con che incidenza i flussi migratori possono agire sul ritorno di malattie attualmente debellate?
ROSARIO CAVALLO Non in modo determinante (a parte la polio); per le altre malattie il problema sussiste di per sé.
SIMONA MEZZERA La maggiore pericolosità può essere per le malattie a trasmissione respiratoria come per esempio la tubercolosi, per quanto riguarda altre come per esempio la polio la presenza della rete fognaria ci garantisce una protezione su un possibile contagio.
26. Che base scientifica c’è all’origine delle sentenze di risarcimento da danni da vaccino?
ROSARIO CAVALLO Per quella famosa e recente di Rimini (autismo-morbillo) assolutamente nessuna, ho letto il dispositivo della sentenza e il parere dei periti; in alcuni pochi casi ci può invece essere una vera correlazione;
SIMONA MEZZERA Per il momento non vengono riconosciuti esami specifici che possono assicurare che quello che vediamo sia legato alle conseguenze del vaccino. Rimane la osservazione clinica anche se a volte è difficilmente valutabile per esempio essendo il vaccino somministrato nei primi mesi di vita del bambino è difficile valutare i danni cerebrali che possono comparire se non si presentano in forma acuta, per cui tutte quelle forme di danno cerebrale che piano piano si fanno più presenti nello sviluppo del bambino possono essere difficilmente riconosciute come legate alla vaccinazione. Nel caso invece della encefalite post vaccinica può essere più facile da riconoscere in quanto compare da 7 a 10 giorni dopo il vaccino con sintomi quali apatia, sonnolenza, torpore mentale fino alla perdita di conoscenza, convulsioni.
27. Come si determina se un evento avverso è stato determinato dal vaccino?
ROSARIO CAVALLO E’ una procedura tecnica lunga e complessa; impossibile da riassumere in poche parole
SIMONA MEZZERA Forse varrebbe fare questa domanda a un avvocato specializzato in sentenze su danni da vaccini
28. Che affidabilità ha il KIT disponibile in USA per stabilire i danni da vaccino?
ROSARIO CAVALLO Non lo conosco, ma mi sembra una “bufala”, le procedure sono troppo complesse, credo sia impossibile contenerle in un kit.
SIMONA MEZZERA v. sopra
Spero vivamente che queste domande rispecchino i dubbi di ciascuno, e che le risposte abbiano contribuito a fare un po’ di chiarezza e a far “sentire” a ciascuno la strada più adatta alle proprie idee e ai propri valori. Ovviamente i genitori che avevano già un’idea salda sull’argomento probabilmente troveranno la parte opposta alla propria, ridicola e superflua. Puro Contatto non ha, però, né ha mai avuto, la pretesa di cambiare le scelte di nessuno ma di offrire strumenti per giudicare a coloro che stanno scegliendo una via. Ringrazio ancora una volta i nostri medici esperti che si sono prestati a titolo assolutamente gratuito a rispondere alle domande e a “metterci la faccia” (e l’email!!!!). E ringrazio tutti i genitori che hanno letto e leggeranno questo ed i prossimi articoli con la serenità del libero confronto ed il rispetto per le scelte e per il sentire altrui!
Vaccini…ma quante domande: caratteristiche dei vaccini
Ed eccoci finalmente alla pubblicazione del nostro progetto! Prima serie di domande e di risposte inerenti le caratteristiche dei vaccini, il loro effetto, gli studi in merito.
1. Quali vaccini contiene l’esavalente?
ROSARIO CAVALLO Anti-difterite, -tetano, -pertosse, -polio, -epatiteB, -haemofilus
SIMONA MEZZERA L’esavalente contiene l’antipolio, l’antitetanica, l’antidifterica, l’antipertossica, l’antiepatite B e l’antiemofilo di tipo B ( l’Haemophilus influenzae tipo B è causa di molte infezioni ed è uno dei microrganismi responsabili di meningite nei primi 5 anni di vita del bambino )
2. Come sono fatti i vaccini?
ROSARIO CAVALLO Antidifterite-tetano sono anatossine, cioè sono costituiti dalla tossina attraverso cui i germi responsabili di tetano e difterite producono i loro danni; ovviamente tale tossina è trattata in modo da eliminare (totalmente) le potenzialità di procurare danno conservando le potenzialità immunogene (cioè la capacità di provocare la produzione di anticorpi protettivi); Anti epatiteB, Pertosse, Haemofilus sono costituiti da parti superficiali del virus o dei germi (totalmente prive di ogni funzione del microorganismo vivo); l’antipolio è costituito dai virus polio UCCISI.
SIMONA MEZZERA Si possono distinguere vari gruppi:
a) vaccini costituiti da sospensioni di microrganismi vivi attenuati, possono a loro volta distinguersi in vaccini costituiti da sospensioni di batteri vivi e attenuati come l’antitubercolare o vaccini costituiti da virus attenuati come l’antipolio di tipo Sabin, che ora non si effettua più, l’antimorbillosa, l’antiparotitica e l’antirosolia;
b) vaccini costituiti da microrganismi uccisi o inattivi, anche in questo caso di origine batterica come l’anticolerica o di origine virale come l’antipolio di tipo Salk e l’antinfluenzale;
c) vaccini costituiti da prodotti di microrganismi come per esempio l’antitetanica e l’antidifterica
d) vaccini costituiti da frazioni di microrganismo come l’antipertossica acellulare
e) vaccini ottenuti con tecniche di ingegneria genetica come l’antiepatite di tipo B
sono quindi prodotti in modo diverso però contengono tutti una serie di sostanze che devono essere presenti o per conferire un effetto immunitario più duraturo o per eliminare le contaminazioni batteriche. Queste sostanze sono chiamati adiuvanti come l’idrossido di alluminio, con effetto di esaltarne l’immugenicità, e i conservanti che servono per sterilizzare e conservare il prodotto, in passato si usavano i sali di mercurio e ancora oggi la formaldeide e alcuni antibiotici.
3. Quali dei vaccini di protocollo sono obbligatori? Quali facoltativi?
ROSARIO CAVALLO Obbligatori: Anti-difterite, -tetano, -polio, -epatiteB
facoltativi: Anti-pertosse, -haemofilus.
Questa distinzione è obsoleta, basata solo sul periodo storico della introduzione del vaccino in calendario, totalmente priva di ogni riferimento sulla maggiore o minore efficacia\affidabilità\opportunità del vaccino stesso. Fino all’antiepatiteB tutti i vaccini vennero introdotti come obbligatori, successivamente come facoltativi
SIMONA MEZZERA Secondo il protocollo della Regione Toscana i vaccini sono tutti raccomandati però i genitori devono firmare un modulo di dissenso informato in cui dichiarano che sono a conoscenza dell’esistenza dei vaccini e delle malattie ad essi correlati però non danno il consenso per fare vaccinare il proprio figlio. Nella maggior parte delle Regioni italiane i vaccini obbligatori sono l’antipolio, l’antitetanica, l’antidifterica e l’antiepatite B.
4. Oltre ai virus indeboliti c’è altro?
ROSARIO CAVALLO Nell’esavalente NON ci sono virus indeboliti, come già detto; NON ci può nemmeno teoricamente essere una residua attività vitale dei microorganismi interessati. In più ci sono degli additivi che servono a conservare sterilmente e stabilmente le soluzioni (proprio per evitare ogni possibile incidente dovuto a contaminazioni) e degli adiuvanti (sostanze che stimolano una migliore risposta anticorpale)
SIMONA MEZZERA Si rimanda alla risposta numero 2
5. Quali reazioni potrebbe avere?
ROSARIO CAVALLO Come in TUTTI i casi in cui ci sia una somministrazione parenterale di una sostanza, ci può essere una teorica reazione allergica che in casi eccezionalmente rari può essere grave, ma si tratta davvero di “mosche bianche”; reazioni relativamente frequenti possono essere la febbre, irritabilità, reazioni locali, dolore. Importante a questo proposito che tutti i genitori segnalino ogni possibile effetto non banale verificato successivamente alla vaccinazione; non sempre si tratterà di una correlazione veramente CAUSALE col vaccino, ma questa è la base fondamentale per avere un buon sistema di sorveglianza degli effetti avversi; l’efficacia di questo sistema è la migliore garanzia per la sicurezza delle vaccinazioni. Non mi risulta ci sia nessuna dimostrazione di una maggiore possibilità di ammalarsi di forme infettive, meningite o encefalite anche dopo un mese dalla somministrazione né mi risulta dimostrato nessun legame fra vaccini e malattie allergiche, malattie autoimmuni, autismo, ipercinesia e dislessia.
SIMONA MEZZERA Le reazioni ai vaccini possono essere tantissime in relazione anche al soggetto vaccinato e alle sue predisposizioni. Si possono dividere in reazioni a breve e a lungo termine. Gli effetti a breve termine possono essere o locali, nel punto di inoculazione ( prurito, eritema, tumefazione, ascesso e necrosi tissutale) o generali ( febbre, dolori articolari e muscolari, insonnia, agitazione, orticaria, maggiore possibilità di ammalarsi di forme infettive, meningite o encefalite anche dopo un mese dalla somministrazione, shock anafilattico. Gli effetti a lungo termine sono difficili da ritrovare nella letteratura medica anche perchè non sempre la comparsa a lungo tempo viene riconosciuta come legata alle vaccinazioni. Visto la loro azione sul sistema immunitario in fase di maturazione il legame fra vaccini e malattie allergiche si fa sempre più stretto soprattutto in caso di bambini predisposti, inoltre ultimamente si sta sempre maggiormente studiando il legame fra vaccini e le malattie autoimmuni, l’autismo, l’ipercinesia e la dislessia.
6. Come viene valutata l’efficacia dei vaccini?
ROSARIO CAVALLO Verificando nella popolazione vaccinata una riduzione dei casi di quella malattia per cui è stata fatta la vaccinazione; nei casi in cui la copertura vaccinale è elevata (cioè quando si vaccinano un alto numero di soggetti) si verifica anche una riduzione della circolazione del microorganismo in causa, per cui avrà beneficio dalla vaccinazione anche chi non si vaccina
SIMONA MEZZERA Sul campo nel bene e nel male, da una parte si valuta se si modifica l’incidenza della malattia sulla popolazione vaccinata,dall’altro non essendoci una comparazione con una realtà simile in cui non si effettua la vaccinazione sono poco valutabili altre variabili. Per esempio con l’introduzione della vaccinazione anti epatite B ci sono state maggiori attenzioni per quanto riguarda la sterilizzazione di strumenti medici o in uso in alcune categorie possibili cause di contagio. Nello stesso periodo sono coincisi quindi due variabili da una parte il vaccino e dall’altra la conoscenza della via di trasmissione della malattia e le misure atte a fermare la sua diffusione.
7. I vaccini sono sicuri?
ROSARIO CAVALLO Questi vaccini sostanzialmente sì; il possibile danno è possibile solo nel caso eccezionalissimo (si può dire?) di una reazione allergica grave
SIMONA MEZZERA Non lo sappiamo
8. Come riconoscere gli studi attendibili? quali i criteri da considerare?
ROSARIO CAVALLO E’ in effetti cosa non facile anche per il professionista, ma per l’esavalente è sufficiente verificare la riduzione del numero di casi di malattia e di decesso per malattia prima e dopo l’introduzione dei vaccini; si può anche verificare che si vede una riduzione di malattia quando si vaccina e un aumento quando non si vaccina più; ovviamente va considerato anche il contributo del miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, altro presidio che deve sempre essere ben considerato, ma che da solo non potrebbe spiegare questi risultati; Faccio un esempio: in Gran Bretagna attualmente è in corso una epidemia di pertosse e una di morbillo con diverse migliaia di casi di malattie e molti decessi; le condizioni igienico-sanitarie del Paese non sono certo drammaticamente peggiorate in questi ultimi anni; è invece molto calato il tasso di copertura vaccinale e contemporaneamente si è verificata una efficacia limitata nel tempo dei nuovi vaccini antipertosse, meno reattivi di quelli vecchi. Il primo criterio di valutazione sulla attendibilità degli studi scientifici restala verifica della mancanza di conflitti di interesse
SIMONA MEZZERA Il criterio migliore sarebbe quello di valutare se lo studio preso in esame è finanziato o meno da una ditta farmaceutica
9. É possibile contrarre la malattia nonostante il vaccino? se sì, cosa cambia nel contrarla da vaccinati o nel contrarla da non vaccinati?
ROSARIO CAVALLO Si, ma il più delle volte la malattia non viene proprio contratta. Se viene contratta, si vede comunque una sensibile attenuazione.
SIMONA MEZZERA È possibile contrarla soprattutto in caso di vaccini prodotti da virus o batteri attenuati. Per rispondere alla seconda domanda le possibilità sono varie si va dal contrarre la malattia in forma attenuata alla forma più forte con conseguenze importanti in relazione al terreno costituzionale del soggetto vaccinato
10. É possibile passare al neonato gli anticorpi necessari – in sostituzione dei vaccini – tramite il latte materno?
ROSARIO CAVALLO Si passano anticorpi al neonato con il latte materno (troppo poco utilizzato nel nostro Paese), ma non in modo sufficiente alla protezione del neonato verso le malattie coperte dall’esavalente; le due cose dovrebbero sempre essere entrambe fortemente consigliate e sostenute perchè rappresentano due dei più importanti presidi per la difesa della salute dei nostri bambini.
SIMONA MEZZERA In alcuni casi si può avere una immunità passiva che dura per il periodo dell’allattamento, in ogni caso attraverso il latte si passa una maggiore capacità di reagire agli stimoli esterni per le sostanze immugenicamente attive in esso contenute. Soprattutto il latte materno contribuisce alla formazione della flora batterica intestinale del neonato importantissima per la sua difesa immunitaria.
11. In genere esiste differenza di risposta ai vaccini tra bambini allattati al seno e artificialmente?
ROSARIO CAVALLO Non credo che ci siano dati esaurienti su questo tema ma non mi interesserebbe comunque conoscerli dato che, come detto, le due cose dovrebbero procedere sinergicamente e non in modo contrapposto: è opportuno FORTEMENTE SOSTENERE sia il latte materno che la pratica vaccinale.
SIMONA MEZZERA Non ci sono studi che possono dare una risposta sicura su questo argomento, nella mia osservazione personale i bambini allattati al seno presentano una maggiore incidenza di reazioni allergiche.
Ecco qua le prime 11 di 44 domande e risposte! I nostri esperti sono stati davvero formidabili in pazienza e disponibilità: restate in linea per continuare a leggere le loro risposte!
(Veronica)
Vaccini…ma quante domande!
Quando ho dovuto decidere se vaccinare o meno i miei bambini mi sono trovata davanti ad una selva di domande e ad altrettante risposte.
Quello che mi colpì all’epoca fu la sensazione di non riuscire a trovare un’informazione equlibrata e serena, come se ciascuna delle due fazioni avesse come solo obiettivo di “guadagnare un altro adepto”.
Così ha iniziato a frullarmi in testa un progettino senza pretese ma che per me e per il mio modo di vedere le cose rivestiva (e riveste) una grande importanza: l’idea di porre tutte le domande che avrei incontrato parlando con i genitori a due esperti di “opposta fazione”, competenti, equilibrati e sereni.
Non avevo e non ho la pretesa di trovare la giusta risposta per tutti: chi ha figli e frequenta altre famiglie sa che non esiste MAI una risposta adatta a tutti indistintamente.
Così come ho sempre preteso FIDUCIA nelle mie capacità decisionali e genitoriali, vorrei riconoscerle a tutti i genitori. Il mio unico obiettivo è di mettere a disposizione uno strumento informativo completo che possa sostenere o aiutare a definire le decisioni di ciascuna famiglia, siano esse appartenenti all’una o all’altra “fazione”.
Ho contattato due medici, il Dott. Rosario Cavallo (pediatra di famiglia, Lecce – coordinatore del gruppo ACP per le vaccinazioni ed il controllo delle malattie infettive) e la Dott. ssa Simona Mezzera (medico chirurgo, pediatra, omeopata, Firenze) che si sono gentilmente messi a disposizione per aiutarmi a creare questo strumento informativo.
A loro ho posto tutte le domande che sono riuscita a raccogliere in alcuni mesi riguardo le vaccinazioni pediatriche.
Hanno entrambi aderito al progetto con cortesia e disponibilità estreme, hanno risposto in modo sobrio e sereno e non hanno ricevuto nè preteso alcun riconoscimento economico per il loro lavoro per PuroContatto.
Nei prossimi giorni pubblicherò le domande con entrambe le risposte, raggruppate in gruppi per tipologia.
Gli esperti forniranno un loro contatto per qualsiasi tipo di approfondimento. Oppure potete scrivere a purocontatto@gmail.com per qualsiasi tipo di domanda o dubbio.
Quello che davvero sarà per me da evitare, saranno le discussioni incivili, violente o caratterizzate dalla mancanza di rispetto per le scelte altrui o dalla denigrazione delle capacità decisionali e genitoriali di chi vorrà esprimersi.
Sono certa che i lettori di PuroContatto sapranno leggere questa iniziativa nel modo più utile e costruttivo.
(Veronica)
è difficile…
Oggi noi mamme e future mamme leggiamo molto. Leggiamo libri, riviste, siti internet. Ci scambiamo domande su forum e social network. Un lavoro certosino di informazione. Non sempre professionale, non sempre affidabile ma comunque informazione.
Ed allora perché ci troviamo quasi tutte impreparate davanti alle difficoltà dei primi tempi post-nascita?
E parlo di condizioni fisiologiche, senza aggravanti di salute del bambino o della madre.
Una mamma e suo figlio, finalmente abbracciati, e un mondo di piccoli drammi che, saranno gli ormoni, la stanchezza o altro, sembrano e divengono enormi.
E saranno di certo gli ormoni e sarà di certo la stanchezza ma non sono i soli elementi che danno origine alla sensazione che il primo mese di vita del bambino sia “durissimo” per tante mamme.
Sembra tutto difficile e durissimo perchè abbiamo tante aspettative e poca esperienza.
Allattare, coccolare, tenere, prendersi cura di un cucciolo non è facile.
O meglio, sarebbe facile, se avessimo ancora il nostro istinto, se vivessimo in una comunità di compatta e coesa in cui il crescere bambini fosse interesse comune, se potessimo osservare l’esempio di altre mamme mammifere (donne ma anche solo gatti, cani, mucche, pecore e via dicendo).
Sarebbe facile perchè non avremmo aspettative ma certezze. Sarebbe facile perchè abbiamo in noi tutto quel che ci vuole e lo sapremmo già per il fatto di vederci rispecchiate negli altri.
Ma viviamo in una società che ha destrutturato i clan familiari, che ha raso al suolo le nostre competenze biologiche rendendoci dipendenti dall’andamento del mercato e dalle sue trovate, che ci ha allontanati sempre più dai nostri simili, che centellina la convivenza con altri animali sottomettendola spesso al processo di “civilizzazione” di quest’ultimi.
Ad oggi, una donna ignora il proprio potere di donna e di madre. Il suo potere squisitamente e semplicemente biologico di dare alla luce, nutrire e crescere un cucciolo. Anche il papà ignora questo potere ed il proprio di sostenere, di bastare, di proteggere.
Mamma e papà ignorano i loro talenti e non hanno nessuno intorno da cui trarre ispirazione. Figli ormai del latte artificiale, raramente trovano in famiglia esperienze di allattamento condivisibili. Generazione di girelli, passeggini, lettini a sbarre, indipendenza precoce, raramente trovano la serenità che dovrebbe accompagnare il contatto specie nei primi mesi di vita. Ex bambini cresciuti in appartamenti non hanno mai visto partorire una gatta o una mucca. Ed anche i bimbi di campagna raramente avranno visto un vitello poppare dalla sua mamma, che la produzione non perdona.
Non abbiamo spunti di creatività né punti di riferimento. Non abbiamo memoria diretta di maternage né pratica su figli altrui, magari i “piccoli” di famiglia.
In una coppia media chi la fa da padrone è il timore.
Timore di essere all’altezza, di fare le scelte giuste, di riuscire.
E così alcune mamme approdano all’informazione. E si informano tanto, leggono tanto. Certo questo darà a loro uno strumento in più per valutare le proprie difficoltà ma al contempo crea un’ingiustificata aspettativa di idillio.
Partorire è naturale e tutte le donne sono fatte per sopportare i dolori del parto.
Tutte hanno il latte, allattare è facile.
Cambiare i pannolini? Un gioco da ragazzi: c’è chi addirittura il pannolino nemmeno lo usa e legge i segnali dei neonati.
Abituarsi al ritmo sonno-veglia? Un procedimento naturale.
Intessere reti d’amore fisico, di contatto costante, come ogni neonato chiede? Un percorso spontaneo e meraviglioso.
Ecco io oggi lo scrivo: non è vero.
Siamo cambiati. Siamo meno forti, meno sensibili, meno supportati. Abbiamo cambiato le nostre competenze e ci siamo sempre più allontanati dal nostro essere mammiferi. Siamo maestri di sguardi e parole, totalmente disabituati alla pelle e al suo linguaggio.
Quindi non è facile.
Promuovere la naturalità, l’allattamento al seno, il contatto facendo sembrare tutto questo il Paradiso terrestre è il risultato di ottime intenzioni per nulla realistiche.
Quante mamme confidano “è veramente dura, i primi tempi è veramente dura”. Quante mamme si trovano spiazzate da un ingorgo, una mastite, da un riflesso di emissione troppo forte, da un seno troppo turgido, da ragadi e quant’altro. Perchè l’unico messaggio che arriva è che allattare è facile, è naturale.
Quante donne si trovano a dover fare i conti con una relazione fisica ingombrante a cui non erano pronte perchè la pelle è sempre più reclusa a pochi momenti di libertà vigilata.
E non è facile relazionarsi con un essere vivente che dipende totalmente da noi, anche se sembra evidente che un neonato lo sarà.
E non serve dire che è “istinto” che è “naturale” quando viviamo perlopiù relazioni a base intellettuale.
Quanti genitori si sentono soli perchè non c’è la tribù che accoglie, supporta e consola ma solo un lungo elenco di regole o parametri in cui rientrare, per passare positivamente al vaglio di noi stessi e degli altri. Quanti genitori si trovano soli perchè non erano pronti al pianto dei loro figli e dei loro bambini interiori, risvegliati come per magia dall’evento così scardinante che è la nascita.
Diciamolo che niente di ciò che riguarda i neonati è facile. Diciamolo e spieghiamolo con pazienza, empatia e positività perchè la consapevolezza degli ostacoli è il primo passo giusto per superarli con serenità, perchè i genitori possano circondarsi preventivamente di figure di riferimento serie ed affidabili, perchè possano ricreare una piccola tribù pronta ad accogliere non solo il bimbo che verrà ma i genitori che nasceranno insieme a lui.
Perchè è tutto difficile, sì. Ma ne vale la pena.
(Veronica)
Portare i bambini…fin da dentro la pancia!
Da quando sono diventata consulente del portare con la Scuola del Portare, ho scoperto che con la fascia, si possono portare i bambini fin da dentro la pancia…e per me è stato un incredibile ampliamento di orizzonti.
Amo quando i cicli di consulenze cominciano dal pancione: il senso di continuità è totale, la componente emotiva altissima e serena. E quindi oggi voglio parlare proprio di questo, dei miei sentimenti sul portare il pancione.
Iniziamo da qualche dettaglio tecnico: il pancione lo si porta dall’ottavo mese di gravidanza e le possibili legature si scelgono in base all’epoca gestazionale esatta, al tipo di mamma, al tipo di pancia e…alla stagione! Tutte le legature sostengono il pancione non attraverso la compressione muscolare (come le terribili pancere!) ma attraverso la postura, per cui non vanno a sostituirsi ai muscoli addominali ma danno comunque molto sollievo.
Praticità
La mamma avvolge la fascia a se stessa, ne prova la sensazione piacevole di contatto, di carezza. Conosce il tessuto e la pressione leggera ma uniforme che la pelle ne riceve. Impara a lavorare i lembi, a drappeggiarli, tirarli, incrociarli, annodarli. Quando il suo bambino nascerà, la fascia non sarà più una sconosciuta e la competenza acquisita si trasformerà in maggiore sicurezza e disinvoltura nell’eseguire le legature per portare il suo piccolo.
Valore all’introspezione
Per l’intera gravidanza la mamma ha imparato ad ascoltare i cambiamenti del proprio corpo, a trovare nuove soluzioni di equilibrio, nuovi ritmi di riposo e di attività, nuove energie…a volte anche nuovi gusti alimentari! La legatura del pancione valorizza e agevola questa competenza, questa naturale consapevolezza: in ascolto di se stessa la mamma sente la sua pelle, i suoi muscoli, le sue ossa e sa già se ha bisogno di un sostegno deciso,di un sostegno più lieve, o solo di contenimento, di coccola. E così, parlando, si sceglie la legatura adatta.
Contenimento e preparazione al “passaggio”
Come farà con il neonato, la fascia fa con la mamma. Contiene ma non chiude, sostiene ma lascia crescere. Tante volte si è parlato e si parla delle caratteristiche uterine della fascia. E queste caratteristiche brillano anche nel legare il pancione.
Un utero esterno che contiene la mamma, il suo corpo in espansione, la sua emotività accesa, il suo prepararsi per dare alla luce. Come in una specie di complicità in attesa del “passaggio di consegne”. La mamma e la fascia si conoscono, prendono confidenza.
Dopo il parto la fascia accoglierà il neonato come un eso-utero. Intanto avvolge la pancia, ne prende l’odore. Si fa conoscere dalla mamma: la delicatezza e la morbidezza del tessuto che, giorno dopo giorno, cede un pochino di più, si adegua alle forme e contiene senza dare la sensazione di bloccare, come a comunicarle: “ecco, ti puoi fidare di me, il tuo bambino starà bene”.
La fascia è lo strumento migliore per offrire al neonato una gradualità tra la vita intra ed eso-uterina. Altrettanto, è lo strumento migliore per offrire la stessa gradualità di passaggio alla mamma. Soddisfa il bisogno di sostegno, di contenimento, di coccola del neonato e soddisfa gli stessi bisogni nella mamma che si prepara a far nascere. Diviene il “bozzolo” protettivo che presto vedrà volar via la farfalla più bella. La fascia non è una pancera, è ancora una volta qualcosa di emotivo, di estremamente in sintonia con l’evoluzione di chi vi si lascia avvolgere.
Quando diventiamo madri, fin dalle prime settimane di gravidanza, il mondo intorno perde i suoi confini soliti. Acquisisce inusuale importanza la simbologia, si fondono la realtà e l’immaginario emotivo, il nostro centro di attenzione primario si sposta dall’esterno all’interno per seguire i cambiamenti del corpo, i movimenti della nuova vita che cresce. Ci circondiamo di un bozzolo emotivo di sogni, di paure, di coraggio, di amore, di ascolto, di capacità di darsi totalmente e allo stesso tempo di rinchiudersi , di mettere confini al mondo esterno, di costruire un rifugio sicuro che sia un luogo fisico e un luogo dello spirito.
Come faccia un pezzo di stoffa colorato a sapere e a saper accompagnare tutto questo, è uno dei più bei misteri del portare.
(Grazie alla preziosissima collega Barbara Ronzani per il disegno e a Mamma Sara per la foto!)
Consulente del portare…ma che strano mestiere!
Oggi voglio scrivere un articolo apparentemente “commerciale”.
Sono una consulente del portare (e lo sono anche diverse delle esperte di “purocontatto”): ma che strano mestiere!
Oggi voglio proprio parlarne perchè ovunque leggo dubbi e domande.
“ma a cosa serve una consulente del portare?”
“E c’è bisogno di pagare un professionista con tanti video su Youtube?”
“cioè tu insegni ad usare i marsupi?”
“ma le donne africane portano da generazioni e non hanno bisogno di pagare nessuno, perchè dovremmo farlo noi?”
“ma come si può chiedere soldi per diffondere una cosa così bella e naturale?”
Insomma, a sentire in giro, dovrei cambiar mestiere! Perciò, in punta di piedi, oggi voglio proporvi un punto di vista diverso, il punto di vista di chi ha fatto una formazione specifica per diventare professionista in un ambito che ama tanto e di cui sente forte il valore profondo.
Andiamo con ordine, partendo da dove tutto comincia: il portare.
Portarsi i bambini addosso, ma perchè? Con tante opzioni che ci sono oggigiorno…roba da alternativi!
Certo che ci son 1000 modi per trasportare i bimbi! Ci sono oggetti, giocattoli, braccia e chi più ne ha più ne metta. Però portarli in fascia è comodo per entrambi: non ingombra, lascia le mani libere a chi porta, ai piccini offre una posizione comoda, fisiologica, piacevole sia fisicamente che emotivamente perchè li tiene vicini al nucleo del loro mondo: i suoi genitori.
Perché non usare i marsupi classici? perché non rispettano la fisiologia del neonato, lasciandolo “appeso” invece di assecondare la cifosi naturale della schiena che è la condizione migliore per lo sviluppo muscolare. Perché non rispettano neppure la fisiologia di chi porta scaricando totalmente su punti sensibili come il trapezio e offrendo una posizione sbilanciata rispetto al proprio baricentro. Perché “penzolano” e così facendo pesano assai.
Perché usare una fascia, allora? Perché è uno strumento estremamente adattabile, versatile, incredibilmente uterino (ricrea, se ben usato, un ambiente molto simile a quello che i neonati vivevano dentro il pancione consentendo una sorta di “accompagnamento” graduale e non traumatico verso il mondo esterno). Perché con la fascia si possono portare i bambini dalla nascita a tutti i primi anni di vita semplicemente cambiando legatura e posizione: insomma un investimento davvero duraturo, come pochi lo sono nel mondo dell’infanzia.
Perché scarica il peso del bimbo egregiamente ed in maniera equilibrata. Perché rispetta la fisiologia del neonato, lo rassicura, definisce i suoi confini. Perché tenendolo aderente al corpo del genitore, gli consente di “leggere” il di lui movimento agevolandone lo sviluppo psico-motorio e la coordinazione. Perché le fasce ben fatte hanno certificazioni internazionali sulla provenienza dei filati e dei colori che ne garantiscono la sostenibilità e la sicurezza per i bambini (che amandole moltissimo ci si strusciano, avvolgono, se le ciucciano a non finire).
Sì, va bene, bella la fascia, ma…e queste consulenti o istruttrici, a cosa diamine servono?
A riempire il “vuoto” di competenze in cui i genitori si trovano a nascere nelle nostre città. La destrutturazione della famiglia allargata; la predominanza del mercato di articoli per l’infanzia sul sapere tramandato di generazione in generazione; la continua offerta di nuovi oggetti, nuove soluzioni, nuove invenzioni; la predominanza di modelli di accudimento a “basso contatto” che spingono a procurare al neonato un’autonomia precoce attraverso la distanza fisica dai genitori: tutto questo provoca un vuoto in cui i neo genitori spesso si trovano a sguazzare, addirittura arrivando a dubitare delle proprie capacità e dei propri istinti. Una consulente del portare può riempire questo vuoto con le proprie competenze acquisite: sostiene i genitori nelle loro scelte, ne valorizza il sapere naturale, asseconda il loro istinto, legge i loro bisogni e quelli del loro bambino. E poi passa anche tecniche per legare le fasce portabebé in modo sicuro, pratico, ottimale.
Una consulente aiuta a scegliere il supporto migliore a seconda delle esigenze dei genitori e del bambino, insegna ad usarlo e ad usarlo nel modo migliore per la famiglia che ha davanti ed i suoi specifici bisogni.
Una consulente si sofferma sui dettagli che son quelli che, poi, fanno davvero la differenza.
Una consulente, infine, fa da ponte tra le famiglie che, se vogliono, possono così ricreare quella rete di legami, quell’essere comunità che tanto ci manca.
E, no, non parlatemi delle donne africane che non han bisogno di consulenti: sono donne che hanno un’eredità culturale e tecnica da noi irrecuperabile. Perchè portare si portava anche qui in Europa ma non c’è bisnonna che se lo ricordi ancora, ormai…
E non credo nemmeno che youtube possa essere una buona soluzione. Certo che si può imparare a portare da un video. A seconda di come si è, se si è portati o meno a quel tipo di comunicazione. Ma un video, certamente, non ascolta le esigenze di chi vuole imparare, non sa consigliare una legatura o l’altra a seconda di chi porta e del portato. Un video non si accerta dello strumento che chi impara sta usando né sa consigliare ad hoc un supporto “giusto” per la coppia portato-portatore, non sa superare le difficoltà di chi impara, trovare nuove soluzioni, rincuorare e rassicurare per evitare l’abbandono. In più, a voler essere puntigliosi (o forse solo attenti osservatori) , la jungla di video sul portare in cui ci si può addentrare è senza parametri di qualità per cui, se non si han già competenze in merito, si rischia di incappare in video terribili sia per tecnica che per approccio.
Infine, arriviamo al punto dolente. Una consulente si fa pagare. Intendiamoci, non son cifre esorbitanti, però una consulente richiede un compenso. Normalmente un compenso pari o addirittura inferiore ad un qualsiasi idraulico o meccanico, per non parlare di estetiste, parrucchieri e quant’altro. Con la differenza che gli interventi di quest’ultimi sono interventi a breve scadenza (quanto può durare una ceretta?) mentre una consulenza permette di portare bene il proprio bimbo per mesi, se non addirittura per anni. Ma pare faccia strano che qualcuno che si occupa di una cosa così “alternativa” voglia pure farsi pagare.
Mi piace il mio lavoro. Mi piace portare in primis. Credo profondamente nei benefici, nella comodità e nella magia del portare. Vorrei che tutte le mamme potessero provare le belle sensazioni che ho provato io portando i miei figli (specie da quando ho acquisito competenze specifiche: garantisco che la differenza è abissale!). Mi piace vedere le mamme e i papà che mi salutano contenti e soddisfatti di aver imparato, di essere bravi, di aver potuto cancellare pregiudizi, reticenze, perplessità. Adoro tutto questo.
Ma per arrivare a vivere questi momenti io e tutte quelle che fanno il mio mestiere (consulenti o istruttrici che siano), ci siamo preparate.
Il corso che ho frequentato per diventare consulente con la Scuola del Portare di Roma è un corso di 80 ore circa (arrotondando per difetto!) in cui si studiano le tecniche di legatura ma non solo. Si studiano l’origine del portare, la fisiologia, le potenzialità relazionali, le esigenze differenti, i vari supporti e le loro caratteristiche. Si accennano le basi della comunicazione non violenta per sostenere al meglio i genitori nelle loro scelte e nei loro bisogni. Per ottenere la certificazione è necessario, inoltre, un lavoro a casa di produzione e di ricerca piuttosto complesso. E facciamo tutto questo proprio perché per noi il portare è una cosa seria e preziosa; perché chi impara a portare bene porta in sicurezza, a lungo e con soddisfazione; perché i genitori meritano tutta l’attenzione e la competenza che possiamo offrire; perché i bambini sono il futuro ed il futuro va accolto nel migliore dei modi possibili; perché non è un compito da poco sostituire le tradizioni tramandate di madre in figlia.
Tutto questo richiede passione, dedicazione, tempo, preparazione, continui aggiornamenti. Bisogna mettersi in discussione, abbandonare il giudizio in favore dell’empatia, imparare ad anteporre il rispetto a tutto il resto. É un lavoro faticoso, delicato, complesso…seppur bellissimo!
Per questo ci facciamo pagare. Per questo vale la pena fare un corso. Per questo son contenta di fare questo strano mestiere.