Vaccini…ma quante domande: tempi e modi dei vaccini e chiarimenti sul sistema immunitario
Ed eccoci alla terza ed ultima parte di questo complesso lavoro di raccolta domande e di risposte. Approfitto di alcuni dubbi sorti dopo la pubblicazione del secondo post, da parte di alcune lettrici per chiarire il metodo usato e l’intento del lavoro.
A qualcuno, questa pubblicazione è sembrata pro-vaccini. In verità, come ho già avuto modo di specificare, l’intento di questo lavoro è sempre stato quello di offrire un luogo all’informazione sugli argomenti di entrambe le correnti di pensiero.
Per far questo sono stati chiamati in causa due pediatri esperti e affidabili (come potete verificare leggendone i profili), rappresentanti di entrambe le parti. A loro è stato spiegato il progetto, sono state sottoposte le medisime domande e sono state inviate TUTTE le risposte per un’ultima revisione prima della pubblicazione. Da parte mia, quindi, sono molto serena sull’essere stata più neutrale possibile.
Ma andiamo avanti e continuiamo con le domande.
Tempi e modi dei vaccini
29. Perchè i vaccini sono programmati nei primi mesi di vita?
ROSARIO CAVALLO Sono programmati nei primi mesi i vaccini per cui è necessaria una protezione a partire dai primi mesi di vita; altri vaccini (morbillo, rosolia, parotite, varicella, epatite A) sono programmati successivamente anche perché per queste malattie c’è una più lunga persistenza degli anticorpi materni che potrebbero ridurre la risposta protettiva del vaccino.
SIMONA MEZZERA Per prima cosa è più facile vaccinare i bambini nei primi mesi, i genitori rispondono subito all’appello della ASL, emotivamente è la fase più delicata in cui l’attenzione è completamente rivolta al bambino e al desiderio di proteggerlo, alcuni autori poi considerano questa fase come quella in cui il bambino presenta meno effetti indesiderati dopo il vaccino. Visto da un altro punto di vista si potrebbe obbiettare che questo momento è quello più vulnerabile in quanto il bambino sta iniziando a entrare in contatto con il mondo esterno con un sistema immunitario totalmente da formare. I rischi che non risponda con una reazione acuta anche di allontanamento delle sostanze tossiche contenute nei vaccini è quindi maggiore con la conseguenza di poter avere delle reazioni a lungo termine meno valutabili e più croniche
30. Perchè si ritiene migliore somministrarli tutti insieme?
ROSARIO CAVALLO E’ una questione di comodità e di necessità di raggiungere alte percentuali di copertura per avere l’effetto gregge di cui abbiamo parlato; l’esavalente necessita di tre dosi nel primo anno per completare il suo ciclo di vaccinazione; per fare gli stessi vaccini singolarmente di dosi ne sarebbero necessarie 18; quanti sono quelli che le farebbero, tanto più se consideriamo che, abbiamo detto anche questo, somministrarli insieme non fa aumentare gli effetti collaterali
SIMONA MEZZERA In parte perché è più comodo, si introducono meno sostanze legate ai vaccini come gli adiuvanti e i conservanti, alcuni poi sostengono che ci sia un effetto coadiuvante con una maggiore risposta anticorpale nel somministrare alcuni vaccini contemporaneamente. Dall’altra parte mai in natura avviene una molteplice infezione da parte di più microrganismi nello stesso momento, l’organismo è in grado di rispondere a uno stimolo antigenico in modo appropriato e non a tanti tutti insieme. Inoltre la via di somministrazione è attraverso una iniezione dove gli antigeni arrivano nel circolo senza passare da altre stazioni linfatiche come avviene nelle malattie naturali.
31. Esiste la possibilità di somministrali separati? In caso esista, che vantaggi o svantaggi comporterebbe?
ROSARIO CAVALLO Credo di aver già risposto
SIMONA MEZZERA Esiste per alcuni vaccini, in realtà si potrebbero effettuarli tutti separati però oggi si sono eliminati dalla produzione alcuni vaccini singoli in quanto non vengono più richiesti. La vaccinazione antitetanica in ogni caso la si trova. Il vantaggio è quello di alleggerire il sistema immunitario da una risposta multipla, lo svantaggio è l’accumulo di sostanze come per esempio l’idrossido di alluminio che è contenuto in tutti i vaccini.
32. Perchè insieme ai vaccini obbligatori si somministrano vaccini che non sono considerati obbligatori?
ROSARIO CAVALLO Anche a questo credo di aver risposto; ri-sottolineo che la distinzione obbligatorio\raccomandato ha una spiegazione storica e non corrisponde a una gerarchia di qualità\opportunità
SIMONA MEZZERA Bisognerebbe chiederlo alle ditte produttrici e all’ASL
33. Perché l’obbligo dei vaccini varia da regione a regione?
ROSARIO CAVALLO A parte il Veneto dove in via sperimentale è temporaneamente sospesa la obbligatorietà, non mi risulta che ci siano questo tipo di variazioni regionali; quello che purtroppo varia è il calendario delle vaccinazioni offerte in modo attivo e gratuito a causa del mal vezzo di molte regioni di voler “correre avanti”, anticipando la offerta di nuovi vaccini anche in assenza di motivi epidemiologici che possano motivarne la urgenza, senza aspettare i pronunciamenti ministeriali. Questa cattiva abitudine, dovuta solo in parte a spinte di mercato a cui si somma un cocktail di motivi diversi (convincimenti ideologici, necessità di mettersi in mostra in campo scientifico o politico, buona fede) ha portato al famigerato aspetto “a manto di leopardo” che ritengo essere un controsenso assoluto in campo vaccinale. Sia chiaro: non è una indiscriminata accusa verso tutti i nuovi vaccini, ma proprio non vedo nessuna ragione che motivi adeguatamente questo modo di procedere
SIMONA MEZZERA Anche questo è un mistero italiano, le Regioni in cui si può più facilmente evitare le vaccinazioni ai propri figli sono quelle in cui storicamente si sono costituiti comitati di genitori più attivi verso una informazione più oggettiva sui danni da vaccini.
34. Perché si fa il vaccino contro l’epatite b a 2 mesi invece che a 12 anni?
ROSARIO CAVALLO Perchè il contagio è possibile a qualunque età ed è ad alto rischio l’età neonatale
SIMONA MEZZERA La domanda giusta sarebbe perché si fa la vaccinazione antiepatite B? Più il bambino è piccolo più la risposta anticorpale può essere maggiormente efficace, nell’adolescenza ci possono essere più persone che non rispondono al vaccino producendo anticorpi. In ogni caso la vaccinazione non conferisce immunità per tutta la vita sia che venga fatta nel neonato sia a 12 anni.
35. Perché si prevede la somministrazione del preparato polio inattivato?
ROSARIO CAVALLO Non si prevede, già si fa, perchè l’antipolio vivo (più efficace) aveva rarissime controindicazioni ed effetti avversi gravi che sono invece superati dall’antipolio ucciso
SIMONA MEZZERA Si sta attuando questa profilassi perché con il virus attenuato si avevano in soggetti con una particolare patologia o in soggetti immunodepressi una riattivazione del virus con la comparsa della malattia.
36. Perché si fa il vaccino contro la rosolia a tutti a 12 mesi invece che solo alle ragazze adolescenti che non l’abbiano avuta in forma naturale?
ROSARIO CAVALLO Perchè si sperava nella eradicazione della malattia e del virus; per avere questa eradicazione occorre che in tutto il mondo il 95% almeno dei bambini facciano due somministrazioni di vaccino
SIMONA MEZZERA Sempre per lo stesso motivo dell’epatite, c’è una risposta migliore nei neonati che nell’adolescenza. Anche in questo caso l’immunità è temporanea.
37. Perchè si fanno i vaccini contro morbillo e rosolia ai bimbi maschi?
ROSARIO CAVALLO Vedi risposta 36; il morbillo è una malattia temibile sia per maschi che per femmine e quindi è ovvio che vada fatto ad entrambi. Il vaccino NON VA SOMMINISTRATO AI SOGGETTI IMMUNODEPRESSI che potrebbero averne direttamente danno ma non ci può essere una riattivazione, cosa invece possibile per un virus della famiglia degli herpes, la varicella
SIMONA MEZZERA Per eliminare i due virus, se si immunizzano tutti si ipotizza che i virus non circolino più. Non si considera però che la vaccinazione è fatta con virus attenuati che quindi in soggetti immunodepressi possono riattivarsi.
38. Esistono precauzioni per preparare i bimbi ai vaccini e diminuire il rischio di conseguenze gravi?
ROSARIO CAVALLO Riferire ogni evento avverso a precedenti dosi e riferire di eventuali terapie e\o malattie importanti in atto. Modificare i tempi di somministrazione previsti dal calendario potrebbe esporre al rischio di contrarre la malattia naturale rendendo vana la vaccinazione.
SIMONA MEZZERA Iniziare a vaccinarli almeno a un anno diminuendo il numero dei vaccini a quelli che possano avere più senso, non farli in periodi in cui ci possono essere virus influenzali o di altro tipo in famiglia, accertarsi che il bambino stia bene, non abbia febbre, tosse, diarrea, mal di gola, effettuare i richiami con tempi più lunghi rispetto a quelli indicati dal calendario vaccinale. Inoltre cercare di fare un’anamnesi accurata del bambino comprendendo anche le malattie che ricorrono maggiormente in famiglia.
39. Cosa è necessario osservare e per quanto per eventualmente capire che ci sono state delle reazioni inusuali?
ROSARIO CAVALLO Comunicare OGNI reazione importante post vaccinale; il compito di stabilire un nesso causa-effetto competerà ad altri, non al genitore
SIMONA MEZZERA Osservare il comportamento, il sonno, l’eventuale comparsa di sintomi nuovi.
40. Quando i vaccini sono assolutamente sconsigliati?
ROSARIO CAVALLO Quando ci sia stata una reazione allergica grave a una dose precedente (andrà valutata la somministrazione in ambiente protetto) e, per i vaccini vivi, quando ci sia uno stato di immunodepressione
SIMONA MEZZERA Nei soggetti immunodepressi, con patologie a livello neurologico, durante l’assunzione di farmaci quali cortisone o chemioterapici, secondo la mia osservazione anche in presenza di forme allergiche o di dermatiti importanti, quando si ha una famigliarità particolarmente importante per quanto riguarda malattie allergiche e autoimmuni.
41. Quando i vaccini sono assolutamente opportuni?
ROSARIO CAVALLO Sopratutto quando ci si debba difendere da malattie molto trasmissibili, diversamente non curabili, capaci di causare decesso o patologie invalidanti (difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B, morbillo, rosolia)
SIMONA MEZZERA In caso di epidemie per patologie gravi.
Sistema immunitario
42. Come funziona il sistema immunitario di un neonato?
ROSARIO CAVALLO Più o meno come quello dell’adulto, pur con particolarità che sarebbe troppo complicato da spiegare; certamente i vaccini non rappresentano un problema se non nei casi di malattie immunitarie.
SIMONA MEZZERA Il sistema immunitario è molto complesso e necessita di una componente cellulare che serve per distruggere direttamente sostanze estranee che entrano in contatto con l’organismo e una basata sull’immunità anticorpale cioè sulla produzione di anticorpi specifici verso un dato microrganismo. L’immunità cellulare è legata a cellule chiamate linfociti T, l’immunità anticorpale è determinata da linfociti di tipo B. La risposta mediata da linfociti di tipo T viene stimolata quando il nostro organismo viene in contatto con virus o microrganismi intracellulari. Quella legata ai linfociti di tipo B si attiva invece quando si entra in contatto con batteri, parassiti intestinali, sostanze inquinanti. Nell’adulto sano c’è un equilibrio fra queste due risposte, è un equilibrio dinamico secondo gli stimoli a cui l’organismo deve reagire. Nel neonato in cui il sistema immunitario non è maturo si può avere dopo la vaccinazione una tendenza a una iperattivazione linfocitaria cronica con uno squilibrio evidente fra la risposta immunitaria legata ai linfociti T o B. Questo rapporto cronico alterato può avere come conseguenza una comparsa di malattie allergiche quando c’è una iperattivazione della risposta immunitaria legata ai linfociti B in quanto producono maggiori quantità di Ig E responsabili delle manifestazioni allergiche, oppure una maggiore possibilità di comparsa di malattie autoimmuni o degenerative quando lo stimolo immunitario è maggiormente spostato verso la maggiore reazione dei linfociti di tipo T . La malattia naturale mette invece stimolano la normale reazione del sistema immunitario favorendo il normale equilibrio fra le due risposte immunitarie legate ai linfociti B e T.
43. Il sistema immunitario del bambino è realmente pronto ad affrontare un vaccino?
44. Come sapere se un neonato è un soggetto a rischio?
ROSARIO CAVALLO Sicuramente non si può prevedere un rischio vaccinale se non nei casi di malattia immunitaria o di reazione grave dopo una prima dose. Fare un completo esame in tutti i bambini sarebbe praticamente impossibile e comunque non servirebbe se non nel caso del vaccino antirotavirus. Come detto più volte l’esavalente non ha componenti vive e se somministrato a soggetti immunodepressi semplicemente non provocherebbe risposta immunitaria. L’antimorbillo – rosolia si somministra dopo i 13 mesi di vita, quando uno stato di immunodepressione dovrebbe ormai essere stato diagnosticato.
SIMONA MEZZERA Alcuni autori sostengono che sia possibile valutare un eventuale rischio da vaccino effettuando una serie di esami ematici: emocromo, dosaggio immunoglobuline, tipizzazione linfocitaria, tipizzazione genomica HLA ( A, B, C ) e HDLA DR-DQ. A parte il costo di questi esami e al fatto che debbano essere effettuati in laboratori specialistici, per quanto mi riguarda sono più attenta alla storia clinica del bambino e al cercare di individuare in essa eventuali fattori di rischio
Concludendo
45. Riesce a trovare almeno 3 motivi per cui si debba vaccinare?
ROSARIO CAVALLO Credo di averli già elencati nelle domande precedenti
SIMONA MEZZERA In questo momento no
46. Riesce a trovare almeno 3 motivi per cui non si debba vaccinare?
ROSARIO CAVALLO NO, se non nei rarissimi casi di controindicazione; ho molti motivi per criticare la nostra politica vaccinale
SIMONA MEZZERA Tanti penso di averli espressi nel rispondere alle varie domande
Ecco qua, vi siete fatti un’idea? Avete avuto risposta alle vostre domande? Spero proprio di sì…e che ognuno scelga in piena autonomia e coscienza!