Categoria: curare (anche con la natura)

Il tempo sprecato

Un paio di settimane or sono, ho fatto una cosa inutile.

Ho potato con cura le piante dei pomodori. A fine stagione.

E l’ho fatto sapendo che fosse inutile. 

Il mio piccolo orto, meglio noto ai più come “St’Orto”, è stato il mio primo esperimento di agricoltura. Forse è anche inutile specificare che non sono un’agricoltrice né una giardiniera: non so nulla di piante, di come crescono, di come si posizionano per dare più frutti, di come si devono o non devono concimare, di come sconfiggere parassiti o allontanare insetti scrocconi.

Semplicemente, mi piace l’odore della terra, mi emozionano le foglie che crescono, che si allargano, i fiori che sbocciano, i frutti che si colorano giorno dopo giorno. Per questo il mio orto è sempre stato St’orto: ho seminato a caso e con scarse aspettative e poi piano, piano ho cercato di gestire alla meonopeggio il risultato. Perciò è cresciuto St’Orto. E mi piaceva tantissimo, così storto com’era, così stupidamente incasinato, casualmente rigoglioso, inevitabilmente poco produttivo.

St’Orto è cresciuto durante il Lockdown.  Mi ha consolata, distratta, mi ha fatto compagnia. Mi ha detto, in ogni momento, che la vita non si sarebbe fermata e che le mie mani erano capaci di creare, sostenere, sistemare. Insomma, tra me ed ogni pianta di St’Orto è nata una sorta di relazione importante, una specie di affetto profondo.

Così, quando ho visto i pomodori pieni di foglie e rami secchi, mi sono messa lì per una mattinata intera e li ho tagliati. 

Sì che lo sapevo che era un’operazione inutile, che sono piante stagionali.

Ma, mentre tagliavo, pensavo soltanto che non meritavano di seccare lentamente senza di me, senza che mi prendessi maldestramente cura di loro. Il risultato mi ha soddisfatta molto: le piante erano verdi e nella loro fragilità sembravano giovani di belle promesse. 

Certo se coltivare fosse stato il mio mestiere non mi sarei potuta permettere una tale dispersione di tempo ed energie. 

E questo mi ha fatto pensare al perdere tempo. A quanto conta, nella cura, il tempo lasciato passare senza obiettivi, senza aspettative, senza senso, senza profitto. A quanto contano, nella cura, le azioni che definiremmo inutili, sciocche, superflue, emotive.

Mi son ricordata delle parole di un’ostetrica che ho amato e amo tantissimo, al mio primo corso pre-parto: “l’infermiera o l’ostetrica vi mostreranno come si cambia il pannolino. E voi penserete che non riuscirete mai a diventare rapide e perfette come loro. Ecco, io aggiungerei che per fortuna non diventerete mai rapide e perfette come loro. Perderete un sacco di tempo in sorridere, accarezzare, coccolare, solleticare. E la magia del vostro cambiare il pannolino al vostro bambino starà proprio lì”.

Quindi stamani mi sono svegliata pensando a questo. 

In questa fredda e nebbiosa mattina d’autunno, di un anno strano che ci ha messo in ginocchio economicamente, relazionalmente ed emotivamente, in un periodo dominato dalla paura (del virus? Di come arrivare a fine mese? Di quando  come incontrare le persone che amiamo?), dall’ansia, dalla rabbia, dalla tristezza, sarebbe bello fermarsi a potare i pomodori a fine stagione. Fare gesti che non eviteranno le preoccupazioni e le paure, di certo. Che non miglioreranno i profitti né la possibilità o meno di trovarci ancora ad avere a che fare con la DAD o con il lavoro che non c’è, che non si può fare o che non paga.

Ma che un risultato ce lo hanno, garantito: ci rafforzano negli affetti, nella nostra capacità di trasmettere presenza anche da lontano, di chiamare a raccolta le nostre capacità per alimentare l’inutile amore che possiamo, che abbiamo da dare. Nel mezzo di tanto tempo morto, soffocato dalle ansie e dalle preoccupazioni, dare valore al tempo inutile della cura verso noi stessi e verso gli altri, può davvero essere spiraglio di sollievo. Mandare un messaggio o fare una telefonata a qualcuno che sentiamo importante, confortare o lasciarci confortare, abbracciare e baciare chi abbiamo vicino, dedicare a chi amiamo (nei molteplici modi dell’amore) una frase letta nel libro sul comodino, o la canzone che senti all’improvviso al mattino, raccontare una storia presa dal passato o dalla fantasia, raccontarci, ascoltare, ridere, scrivere, inventare. Fermarci ad osservare i colori intorno, il paesaggio che cambia, la luce che filtra nella nebbia.

Sono tutte cose che si leggono forse nei meme romantici sui social o che sembrano il luogo comune della mielosità. Eppure sono cose potenti, è il valore del tempo perso quello che può trasformare il giorno in un giorno importante.

Ah, dimenticavo: ieri, poi, ho tolto le piante, ormai senza vita. Conferma che il mio daffare era davvero inutile. 

Ma…qualche giorno dopo la potatura, su quelle stesse piante brillavano piccoli pomodori verdi. Che sono cresciuti quel tanto che bastava per renderli buoni, anche se non maturi.

Ed io ci ho fatto un vasetto di marmellata. Buonissima.

(Veronica)

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Portare per (il suo) bene – Babywearing e postura dei neonati

Quando si parla di babywearing si parla (o si dovrebbe parlare) anche di salute, sia del portato che del portatore.

Ci sono pochissimi studi, purtroppo, sul babywearing in sé, per disinteresse, perché  l’argomento si sta facendo spazio nel modo di accudimento collettivo solo più di recente  o per infattibilità etica, ma, per fortuna, abbiamo come riferimento gli studi posturali sul neonato. Ultimamente leggo con un po’ di apprensione una deriva verso il “è tutto naturale, basta stare addosso”.

Pur sapendo perfettamente il valore del contatto per un bambino, credo che sia importante non sottovalutarne la corretta postura per favorire ed accompagnare un altrettanto corretto sviluppo.  In particolar modo se si tratta di neonati entro i primi 3-4 mesi o, a maggior ragione, di neonati pretermine o con bisogni speciali.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione e con la revisione di Barbara Vanoli – Osteopata specializzata in osteopatia pediatrica (tanto da far parte dell’equipe dell’ospedale Pediatrico Meyer), di Francesca Gheduzzi, Fisioterapista pediatrica e docente di Massaggio Infantile dell’AIMI e dell’approccio Bobath EBTA e di Elia Carbone, infermiere pediatrico in neonatologia all’Ospedale di Prato ed insegnante di Massaggio Infantile AIMI, che ringrazio infinitamente per il confronto, per la disponibilità e per le integrazioni tecniche.

Posizione generale

La posizione più consona in fascia (ed adatta a tutti ed in tutte le occasioni) è quella verticale. È l’unica posizione che consente al bambino di mantenere una buona cifosi della colonna vertebrale (che nei primissimi mesi è fisiologica in quanto ancora la curva cifotica è l’unica), una corretta divaricazione delle anche e il sostegno della schiena e del torace cosicchè il bambino non “si accartocci” su se stesso e che quindi mantenga libere ed espanse le vie respiratorie, in accordo con le più recenti indicazioni di prevenzione della SIDS (Sudden Infant Death Sindrome o Morte in culla) emanate nel 2016.

Schiena

La schiena deve essere mantenuta in asse, ovvero il bambino non deve “pendere” verso uno dei due lati, la “C” della colonna vertebrale deve essere nitida ma non eccessivamente chiusa perché, se lo è, significa che la schiena non è sufficientemente sostenuta e che, troppo raccolto su se stesso, il bambino avrà difficoltà a respirare liberamente. Un buon elemento di controllo è la posizione della testa che deve essere appoggiata di lato sul petto del portatore con il nasino che  punti in diagonale verso l’alto. Con il passare dei mesi ed il raggiungimento degli step di maturazione della colonna vertebrale (la capacità di tenere bene la testa, il raggiungimento della posizione seduta, il gattonamento ed infine la posizione eretta) è necessario cambiare la posizione finale del bambino in fascia per assecondare il naturale sviluppo dell’apparato muscolo scheletrico e delle competenze motorie.

Collo e testa

Il collo deve essere ben sostenuto in modo da consentire alla testa una posizione corretta ma non costretta. Questo si ottiene con la tensione ed il posizionamento corretto della stoffa, non con “stratagemmi” di compensazione.

Ad esempio, nella legatura FWCC (Front Wrap Cross Carry), l’imbottitura del bordo che sostiene il collo può essere utile per ammortizzare il contatto della stoffa con la pelle del bambino, qualora sia particolarmente sensibile, o, in caso di ipotonia più o meno

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La testa viene sorretta dalla tensione della stoffa

accentuata del bambino, per contenere e sostenere maggiormente la posizione corretta. Ma in alcun modo può né deve sostituire o compensare una corretta tensione del tessuto, che è in grado di sostenere da solo, in modo fermo ed efficace, la posizione corretta.

La parte posteriore della testolina, specie durante la veglia, non deve essere costretta dalla stoffa perché questo andrebbe ad inibire l’estroflessione naturale del collo, utile per un corretto attacco al seno e per iniziare il processo di sviluppo della muscolatura dorsale. È invece opportuno offrire un eccellente sostegno del collo ed eventualmente contenere la testa con uno dei due lembi  durante il sonno, avendo cura che non vada a costringerla.

Per quanto riguarda i bambini ipertonici, il collo è un elemento fondamentale di “sblocco” della posizione tipica dello schema estensorio e di controllo della disorganizzazione motoria. Quindi si cercheranno legature e tipologie di supporti in grado di ridurre la spinta centrifuga e contro-cifotica tipica dell’ipertonia, attraverso un sostegno saldo e sicuro della nuca.

Braccia e gambe 

Le braccia devono rimanere flesse, ai lati del torace, con le mani posizionate vicino al viso. 

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Le manine stanno bene vicino al viso

Una tale posizione, raccolta sull’asse mediano, consente al bambino di gestire al meglio il proprio schema motorio e di ridurre la disorganizzazione motoria. In questa posizione, il neonato è in grado di esercitare consapevolmente la propria muscolatura ed il proprio schema di movimento. La stessa modalità di posizionamento è molto utile anche per i bambini di basso peso alla nascita o nati pretermine. Questi bambini hanno spesso difficoltà ad autoregolare la propria motricità ed i propri stati comportamentali.  In questa corretta posizione e nel suo approccio contenitivo e facilitante della motricità, ottengono invece dei buoni risultati in termini di regolazione autonomica e di co-regolazione offerta dal corpo del genitore, ovvero l’opportunità che il genitore fornisce al proprio bambino di potersi stabilizzare, di avere movimenti armonici e di passare da uno stato comportamentale all’altro riducendo i segnali di stress e favorendo quelli di benessere

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Le ginocchia sono appena più aperte dell’ampiezza delle spalle

Le gambe devono essere mantenute nella divaricazione fisiologica. Per divaricazione fisiologica non si intende la massima divaricazione raggiungibile dalle gambette del neonato in modo autonomo ma una divaricazione che porti le ginocchia ad una distanza poco più ampia dell’ampiezza delle spalle. Ovvero la posizione che anche da adulti assumiamo quando ci accovacciamo.

Questo è essenziale, come dicevamo per le braccia, per garantire il controllo dello schema motorio con l’allineamento sulla linea mediana e la possibilità di incontrarsi per manine e piedini (che è la base della cura posturale del neonato e soprattutto del neonato pretermine o con bisogni speciali).
La posizione raccolta offre una buona resistenza alla forza di gravità garantendo una posizione attiva, la facilità respiratoria e la stabilizzazione dei parametri vitali, oltre un buono sviluppo psico-motorio.

In posizione prona (come ad esempio sul petto di un genitore sdraiato o adagiato) i neonati tendono ad aprirsi in modo eccessivo. Specie con i bambini prematuri e con i bambini pretermine è necessario contrastare l’extra-rotazione dei cingoli che comporta il rischio di disorganizzazione motoria e di una posizione del corpo non attiva e quindi non funzionale al corretto sviluppo.

 

Teniamo sempre presente anche che il corpo in posizione prona non subisce lo stesso tipo di sollecitazione gravitazionale di un corpo in posizione verticale: chi fa cura posturale dei neonati, specie dei neonati pretermine, infatti, sconsiglia il prolungarsi nel tempo della posizione verticale. Le controindicazioni di questa posizione fanno capo giustamente all’influenza della forza di gravità sul corpo del bambino. In fascia, la forza è contrastata in parte dalla tensione e dal sostegno del tessuto ma è assolutamente necessario sistemare i bambini in modo che il loro schema motorio risponda attivamente alla sollecitazione non ammortizzata dalla fascia (anche questo, in accordo con le più recenti indicazioni di prevenzione della SIDS emanate nel 2016).

Il babywearing può essere uno strumento prezioso per più motivi: il contatto nutre e stabilizza, il movimento passivo che il corpo del bambino fa sfruttando la mobilità muscolare del portatore facilita lo sviluppo muscolare e motorio del bambino, il ritmo respiratorio del portatore induce regolarità in quello del portato e la capacità di termoregolazione dell’adulto va a coinvolgere anche il neonato. Il sostegno della stoffa permette di mantenere le competenze da “portati attivi” dei neonati come ad esempio la capacità di aggrapparsi o di gestire il proprio corpo in modo costruttivo senza essere penalizzati troppo dalla forza di gravità.

La posizione, quando corretta, previene vizi posturali o piccole e medie patologie legate alla postura (displasia evolutiva, plagiocefalia, squilibrio tra destra e sinistra etc).

In particolare, studiosi di etologia come Wulf Schiefenhövel  ed Evelin Kirkilionis, hanno soffermato la loro attenzione, sulla correlazione esistente tra salute dello sviluppo osteo-articolare e il portare in fascia.

Schiefenhövel  parla del beneficio offerto dalla pressione della testa del femore nella cavità acetabolare durante il portare, che andrebbe a favorirne la maturazione.

Beneficio che grazie al continuo movimento favorirebbe il ritmo di crescita ossea.

La Kirkilionis ha descritto invece nei suoi studi come i bambini portati sul fianco, con appoggio sul bacino dei propri genitori, tendono ad assumere  spontaneamente il fisiologico angolo di apertura delle anche, cioè quello migliore nella displasia congenita dell’anca. Si è visto inoltre, che bambini con displasia portati regolarmente dimostrano meno problemi con l’innalzamento dorsale del bacino, rispetto ai bambini che sono trattati solo il divaricatore.

Non possiamo, però, dimenticare che qualsiasi supporto o modo di portare per più corretto, naturale e spontaneo che sia, deve essere curato in funzione del neonato e delle sue caratteristiche fisiche, psichiche e relazionali peculiari.

Quindi portare in fascia assolutamente si, ma con criterio. Non si deve improvvisare e laddove ci fossero dei dubbi è sempre meglio rivolgersi ad un consulente formato e preparato.

Come sempre, è il modo che può fare la differenza dell’oggetto.

(Veronica)

 

Venite e…portate anche i nonni!

É la mia frase tipica quando invito i futuri o i neo-genitori agli incontri informativi sul babywearing o sul massaggio infantile.

Normalmente assisto a sogghigni o ad espressioni sconsolate. Qualche volta addirittura ad evidenti segnali di fastidio. E le motivazioni sono sempre le stesse:

“Eh sie…tanto hanno poco da criticare!”

“Figurati, loro sono proprio all’opposto di queste cose!”

Eccetera, eccetera…

È successo anche qualche tempo fa, durante un incontro. Allora, mi concessi un pochino di tempo per esporre le ragioni del mio invito e da allora, alcune tra quelle mamme continuano a chiedermi di scrivere le cose che dissi, perché possono servire.
Ed ecco qua, con la mia solita calma, a dar loro ascolto.

Chi sono i nonni di oggi?

In buona parte, sono genitori di ieri, forzati da pregiudizi culturali ed indicazioni mediche dettate da opinioni soggettive a crescere i propri figli con il criterio dell’indipendenza precoce.

I bambini nati e cresciuti negli anni ’80 e ’90 – i genitori di oggi – sono bambini poco allattati al seno, poco tenuti in braccio, mantenuti distanti nel sonno (spesso con i metodi dell’estinzione graduale del pianto, oggi ufficialmente ritrattati), massaggiati poco e raramente.

I loro genitori li hanno cresciuti così convinti di fare il loro bene. A volte in modo per loro naturale, perpetrando modelli pedagogici e di accudimento di tradizione familiare, a volte rinunciando con dolore, per ciò che credevano essere il benessere e la crescita equilibrata dei figli, al loro istinto, alla voglia di star loro vicino, di tenerli vicini. 

E gli anni son passati, ed i figli si son fatti grandi, onesti, capaci di andare con le proprie gambe: hanno fatto un buon lavoro, come genitori, va tutto bene.

Finché i figli non diventano genitori.

E magari genitori che scelgono di tirar su i figli “a contatto”, come Natura comanda.

Ed è a queso punto che si crea spesso una voragine tra le generazioni e, peggio ancora, tra gli affetti.

Perché i genitori, per intraprendere il percorso che hanno scelto, si sono informati tanto e tanto faticano ad attuarlo perché tutti sappiamo quanto sia difficile dare ciò che non si è avuto, che non si è mai conosciuto.

Ed in questa fatica, si aspettano il sostegno dei familiari. 

Sostegno che, invece, viene soffocato dalle critiche.

D’altra parte, loro, i nonni si trovano improvvisamente davanti a posizioni, informazioni, dati scientifici che comunicano loro soltanto qualcosa di terribilmente doloroso: hai perso un’occasione. 

Uscite dalle labbra dei figli, queste nuove informazioni arrivano con un carico – spesso nemmeno voluto – di sensi di colpa, di giudizi. Diventano: con me hai sbagliato, mi hai fatto mancare cose importanti.

Con questi fardelli emotivi la deriva della relazione è quasi una conseguenza naturale.

Però ci sono situazioni in cui le stesse informazioni pesano meno.

E sono gli incontri tenuti da operatori. 

L’operatore è qualcuno di estraneo alla famiglia, che non ne conosce la storia e che quindi pesa emotivamente meno di un figlio che quella relazione ha vissuto da protagonista.

Un buon operatore sa che parla per informare e non per giudicare.

Un buon operatore sa “annusare” la tensione emotiva in sala e sa offrire una via d’uscita alla malinconia, al dolore di non aver accudito i propri figli. Sono vie d’uscita piccole ma esistono. Accudire la madre, far da madre alla madre, come dicono le doule. Si può fare, si può imparare. Si può sciogliersi d’amore a qualsiasi età.

11193415_801293476644889_8966154535350216837_nPartite per tempo, coinvolgete i nonni nelle scelte di accudimento e nelle scelte pedagogiche, fate filtrare l’emozione attraverso le parole più distanti di qualcuno che è lì proprio per informare, sostenere, incoraggiare, offrire vie d’uscita. E poi, chissà, magari potrete provare a ricostruire quello che è rimasto incompleto. 

In ogni caso, ne guadagnerete tutti in benessere, armonia, amore, possibilità di recupero.

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Avrei voluto scrivere un’invettiva…

…ma l’amore che ho per il mio lavoro e per il benessere delle famiglie l’ha trasformata in un appello. E quindi…

2072182368_21d779be74“Il miracolo della 34 strada” è un classico della filmografia natalizia americana. Affascinante nel suo bianco e nero, nella moda anni ’30 e nei dialoghi di un livello linguistico che a confronto con la nostra quotidianità sembra quasi aulico. È un film poetico e molto dolce che consiglio a tutti, specie i più romantici.

Nell’intricata vicenda ad un certo punto Babbo Natale, provvisoriamente impiegato come sua controfigura in un grande magazzino, invece di perseguire la classica politica dello spingere ai clienti oggetti in giacenza, che in verità non desiderano e non soddisfano il loro bisogno, consiglia di rivolgersi alla concorrenza.

Quest’idea che all’inizio lascia tutti sbigottiti si rivela essere geniale perchè i clienti si sentono improvvisamente valorizzati nelle loro reali richieste e bisogni e, pur comprando l’oggetto alla concorrenza, diventano poi clienti fissi ed entusiasti del grande magazzino che li ha fatti sentire così importanti.

Ecco. Il mio appello comincia così. Come Babbo Natale.

E mi rivolgo ovviamente a tutti quelli che lavorano intorno alle famiglie: personale medico, educatori, consulenti di varia natura, doule, psicologi e psicoterapeuti, pedagogisti, counselor, osteopati, volontari, e chi più ne ha più ne metta.accanto-alla-madre-le-basi-per-essere-la-doula-di-cui-il-mondo-ha-urgente-bisogno_articleimage

Costruite intorno a voi una rete di professionisti il più possibile ampia e curata. Conosceteli uno ad uno, mettetevi in relazione, andate a vedere come lavorano, raccogliete feedback in giro e poi legatevi in proficue collaborazioni. Così, se siete in presenza di un problema e comprendete di non poterlo risolvere, potete fare affidamento su chi magari la soluzione può trovarla.

Ammettere di non riuscire non è fallire. E non è perdere “il cliente”. È fare l’unica cosa sensata in coscienza: mettere il bene della famiglia sopra ogni cosa.

Perderete soldi? quanti? 80€? 200€? quantifichiamo. Valgono la serenità e la salute di una famiglia?

Perderete stima? no. La guadagnerete. Perché quella famiglia sarà certa che per voi non c’è niente di più prezioso ed importante della sua felicità. Ed i soldi di cui sopra potranno diventare un ottimo investimento.

Mi rivolgo a tutti senza distinzioni.

Signori ginecologi non abbiate paura a chiedere aiuto ad ostetriche o agli infermieri. Sì, la loro laurea non è lunga e complessa come la vostra ma a volte un punto di vista diverso, l’esperienza, un approccio alternativo possono davvero essere utili.

Allo stesso modo, ostetriche (laddove non formate nei campi specifici) vi prego: consulenti di babywearing, insegnanti di massaggio, educatrici, doule, consulenti IBCLC sono vostre risorse non conconcorrenti. Specie per quanto riguarda l’allattamento al seno che è fondamentale: chiamatele, consultatele, consigliatele alle mamme che vogliono allattare. La vostra formazione è bella e completa ma non approfondita su questo tema come quella di una IBCLC. Non è nessun reato dire “Ho fatto il possibile adesso non so più aiutarti, però ho una collega che sono certa potrà essere risolutiva“.

Ma poi anche sul babywearing: un supporto messo male pregiudica la salute della schiena della mamma e del bambino e specie quando le situazioni esulano dalla fisiologia, chiamateci.

Le qualifiche non sono ufficiali e forse sono “poco” rispetto alla vostra laurea ma non avete fatto e fate battaglie per affermare il vostro legittimo posto accanto alla madre nel travaglio e nel parto al posto delle lauree ingombranti dei medici?

Valga lo stesso per le altre categorie. A volte non è la quantità dello studio fatto ma la qualità e l’approccio che possono offrire uno spunto diverso. Il mio amato ginecologo, Dott. Marco Santini, quando lo conobbi che stavo per partorire la mia prima bimba ,disse alle studentesse che indicavano per me il cesareo come unica soluzione:  “Noi lavoriamo con le persone e con gli ormoni. Se seguite solo i protocolli queste donne le tagliate tutte”.

Noi tutti facciamo del nostro meglio e godiamo di quel riconoscimento che solo il raggiungimento della soddisfazione della famiglia riesce a creare. Ma quando la soddisfazione non c’è è inutile aggirare l’ostacolo e sminuire la necessità della famiglia. Non arriverà nemmeno se la richiesta si placa. Perché in fondo sappiamo di non aver fatto abbastanza.

Ma se mando una mamma o un papà da qualcuno di fiducia risolutivo ecco che in quel momento il mio cuore sa di aver fatto il possibile. E rimane solo amore.

Chi sostiene la genitorialità lavora con le persone. E le persone non sono frullatori. Non hanno un libretto di istruzioni. Non sono appartamenti in cui ogni impianto ha il suo professionista di riferimento e basta. Le persone sono complesse. Hanno storie, traumi, blocchi, risorse, meraviglie. A volte dove il lavoro di uno psicoterapeuta ha bisogno di tempi lunghi (assolutamete validi e raccomandabili ovviamente), un educatore può trovare soluzioni “tampone” per migliorare la qualità della vita e facilitare il lavoro di tutti. All’ultimo fantastico corso di aggiornamento AIMI sul “Il Massaggio e il bambino con bisogni speciali” una delle due meravigliose conduttrici, la Dott.ssa Simona de Simone – psicologa – raccontò come in una determinata situazione la svolta positiva fu l’intervento di una mamma, semplicemente alla luce della sua esperienza. Questo che significa? che l’esperienza di un genitore vale più di una formazione seria e di una professionalità appassionata? No. Vuol dire che in QUEL momento, in QUELLA situazione era ciò che meglio rispondeva al bisogno. E la bellezza, la sensibilità, la dedizione di un operatore si manifesta proprio in comprendere e lasciar intervenire altri senza giudizio o – peggio ancora – pregiudizio.

Ecco il mio appello. Mettetevi in ascolto. Attivate empatia, ossitocina, pazienza, disponibilità ma soprattutto umiltà. Fate il vostro meglio sempre. Anche se il vostro meglio ha un titolo o un cognome diverso dal vostro. Ricordate sempre che il vostro motore è il benessere delle famiglie. Che le guerre tra poveri per recintare un pezzettino di terra finiscono sempre con la talpa che non conosce reticolati e mangia le radici.

Senza forti impulsi alla cooperazione, alla sociabilità, al reciproco aiuto, il progresso della vita organica, il miglioramento dell’organismo, il rafforzamento della specie diventano assolutamente incomprensibili. In realtà, lo Haldane e lo Huxley ritengono che la competizione fra adulti della stessa specie sia, nel complesso, un male biologico” – Ashley Montagu

(Veronica)

Per un parto senza dolore

Recentemente ho partecipato -fuori programma- ad un incontro informativo sull’anestesia peridurale.
Me ne sono stata lì, seduta in silenzio ad ascoltare un dottore che spiegava come è possibile avere un parto indolore. E ripensavo al mio parto, ai miei parti. E a tutto il dolore che li ha intrisi, fino a scendere nel più profondo angolino della mia dignità.
E mi sono chiesta, silenziosamente, se a qualcuno interessi scoprire un analgesico per quel dolore, per il dolore che io ho provato.
Dottore, dimmi se esiste unperidurale’anestesia contro il dolore di sentirsi incompetente, contro il dolore di sentirsi in balia di sconosciuti, contro il dolore di sentirsi osservati e giudicati, contro il dolore di sentirsi legati da cavi, cinture, monitor accesi.
Dimmi se esiste dottore, o se la scoprirete, un’anestesia per far sparire il dolore del tempo e del ritmo non rispettati: oh, dottore, questo sì che lacera. Non la pelle che è facile da ricomporre, ma l’anima, lacera l’incontro, lacera le basi della relazione. E questo, dottore, non lo si risolve con qualche punto dato distrattamente come da routine. Lo si risolve con mesi, a volte anni di duro lavoro per ritrovarsi.
Dottore vorrei sapere da lei che ama così tanto l’assenza di dolore, se può darmi qualcosa contro il dolore di non ricordare l’odore di mia figlia perchè quando me l’hanno finalmente messa tra le braccia era vestita con un vestito che non avevo mai visto e dalla pelle emanava odore di profumo e petrolati. Dimmi se c’è, dottore, un anestetico contro il dolore di un allattamento che fatica a prendere il via perchè è mancato il riconoscimento. Dimmi se esiste, dottore, una soluzione chimica perfetta per non sentire tutto quel dolore accumulato che quel neonato che ti ritrovi in braccio ti legge nell’anima, piangendolo senza posa.
Sai che penso, dottore? che l’unica anestesia che mi ha fatto sentire viva, che ha acquietato tutto questo dolore è stato lo smuovere profondo della mia energia più atavica quando la testa della mia bambina ha iniziato a scendere ed ho sentito tutto il mio corpo rispondere finalmente a lei, a noi.
Quel momento, quelle spinte così naturali, perchè sentivo lei che mi guidava da dentro, è ciò che mi ha fatto scoprire quanto fossi forte. Che mi ha fatto sentire che potevo riprendermi il mio sentire e la mia dignità, così perfettamente puliti e avvolti in tessuti sterili da rendere sterile anche l’esplodere della vita.
Mio marito, devastato da tutto quel dolore e dalla sua impotenza, poi mi dirà che in quel momento il dolore era sparito, che era sparita quella donna sofferente ed umiliata e che davanti a lui c’era di nuovo la sua sposa, forte come una tigre, che sapeva improvvisamente cosa fare.
Ma tu, dottore, cosa ne sai di quel momento? Eppure fai di tutto per convincere le donne a non sentirlo, a sentirlo meno. E alla fine ti lasci pure andare in un’esclamazione “viva la peridurale!” trasportato da un entusiasmo incosciente che sa di autoaffermazione.
E sembri, dottore, così sicuro di poter migliorare ciò che Dio ha creato, che non ti accorgi che sei lo strumento tramite cui si avvera la maledizione “tu, donna, partorirai con dolore”.
Dottore tu inganni te stesso e, quel che è peggio, inganni le donne, le famiglie.
Perchè il dolore vero, dottore, non si cancella con un’iniezione. Si cancella con il rispetto e la fiducia nelle donne e nella natura.
Si cancella stando in attesa ed intervenendo davvero soltanto quando c’è bisogno.
Si allevia facendo i medici ed occupandosi dei casi di patologia.
Conserva, dottore, la tua preziosa anestesia per i casi in cui davvero serve. E alle altre donne, dottore, aiuta a somministrare silenzio, rispetto, considerazione, conforto, presenza, pazienza, contatto, fiducia, stima. Ti stupirai, dottore, dei grandi risultati che si possono avere. E di quanto la pubblica sanità risparmierebbe.

Veronica

N.D.A. contrariamente al mio solito, questo posto ho scelto che fosse molto personale. Oggi è il 5° compleanno della mia bambina e vorrei condividere questa riflessione che nasce da quell’esperienza nell’intento che sia utile ad altre donne. Non mi riferisco a casi di evidente patologia.

“Per crescere un bambino, ci vuole un’intera tribù” (detto africano)

Eccoci alle feste di Natale. Un calendario fittissimo di cenoni, visite, pranzi e chi più ne ha più ne metta.
Immaginiamoci Anna, nata da due settimane, ed i suoi genitori.
Nonostante la stanchezza dei primi periodi, le difficoltà ed i momenti critici sono tutti e tre molto felici. Anna è allattata al seno a richiesta. Una di quelle bimbe che stanno acquisendo competenza giorno dopo giorno, con tante poppate una dietro l’altra perchè si stancano un pochino prima di aver davvero riempito il pancino e perchè vicino a tutto quel morbido e a quell’odore così familiare ci si sta proprio bene.
La sua mamma la porta in una fascia che fa un bell’incrocio sul suo corpicino. A volte anche il suo papà se la “veste” in quel modo e lei se ne sta tranquilla. Ma davvero non le piace star sola (a chi piace?) e nemmeno è pronta per conoscere troppa gente e mamma e papà l’assecondano nei suoi bisogni, per loro molto chiari. Sembra tutto perfettamente in armonia.
Ma ecco che inizia il coro dei consigli e dei giudizi non richiesti. Paventano di tutto: dall’obesità al vizio, alla maggiore età ancora attaccata ai genitori.
Mamma e papà si stanno un po’ irritando e sentono davvero il bisogno di pensare ad altro, di continuare nella loro armonia.
Ma ad un certo punto accade qualcosa di bello: le nonne di Anna, sorridendo, allontanano parenti ed amici inopportuni. Con la vecchia zia sottobraccio le sentiamo parlare di continuum, di bisogni, di comportamenti naturali dei mammiferi, di tenerezza, di contatto.
I nonni di Anna stringono la mano al suo papà, congratulandosi dell’abbraccio in cui riesce a tenere calma la figlia e anche di quella fascia di cotone, all’apparenza così poco virile, che si è rivelata essere uno strumento straordinario.
La piccola zia di Anna chiede alla sua mamma di insegnarle a portare la sua bambola prediletta.

Una piccola tribù, unita.
Questa scena forse è una perfetta utopia per la maggior parte delle mamme che decidono di tirar su i propri figli in “contatto”.
Ma forse c’è la speranza che prima o poi quest’utopia diventi quotidiana realtà.
Prepariamoci.
Quando apprendiamo di aspettare un bambino, la Natura ci invita a concentrarci su noi stesse, sul nostro nucleo fondamentale e questo è bellissimo.
Ma se riusciamo ad investire un po’ del nostro tempo nel costruire la nostra tribù, poi sarà tutto più facile.
Ascoltarsi, informarsi, confrontarsi, scegliere grossomodo la linea che più si confa a noi stessi. Primo passo.
Non tutto andrà come previsto o immaginato ma se si ha un’idea anche non molto definita di che tipo di genitori vogliamo essere tutto sarà più facile.
Poi, scegliere la nostra tribù.
Avremo bisogno di sostegno, inutile pensare che non sarà così.
La nostra tribù è variopinta: ci saranno dei familiari, degli amici, degli operatori.
Di solito lo scoglio più grande sono i nonni. Questi nonni che remano contro, che perdono il senno per l’amore che li travolge, che guardano con diffidenza ai figli divenuti genitori, che “si permettono” azioni davvero deplorevoli in fatto di educazione e puericultura.
Nei social network e nei blogs si legge sempre più frequentemente la rabbia di mamme esauste di tanta mancanza di comprensione. Rabbia che spesso sfocia in espressioni molto forti, a volte violente.
Questo fa male. Fa male ai rapporti, alla serenità, ai bambini, agli adulti.
Cosa succede in una nonna che invoca il latte artificiale e la carrozzina, in un nonno che rende il ciuccio più allettante con una passata di zucchero o di miele?
Perchè non ascoltano, non rispettano, non sostengono?
Perchè non capiscono. Figli e genitori di un’impostazione forzatamente a basso contatto, han cresciuto figli ascoltando i consigli e le indicazioni degli “esperti” convinti di fare il meglio, convinti di non essere in grado da soli.
Ed ora?
Ora vedono questi genitori, questi loro figli che si curano le ferite cambiando rotta con le nuove generazioni.
Perchè ogni volta che un bimbo piange, piange anche il bimbo che è nascosto dentro alla mamma o al papà. Perchè ogni volta che lo consoliamo e ce ne prendiamo cura, accudiamo anche quel bambino nascosto nel fondo del nostro cuore.
Immagino la sensazione di destabilizzazione, forse anche i sensi di colpa, forse infine una punta di invidia e di gelosia, il rammarico per qualcosa di irrimediabilmente perduto.
Un bambino ancora più antico, ancora più nascosto, che adesso si fa sentire all’improvviso, in un pianto disperato a cui non si può resistere.
Azzittire, acquietare ed allo stesso tempo prendere possesso, recuperare. Dimostrare che “ci so fare” che “a modo mio non piange” che “vedi che pure tu come me non hai latte abbastanza”: in poche parole che il proprio operato di genitori non deve essere messo in crisi.
Un tormento inconscio spesso negato e che una neomamma non ha alcuna condizione di capire e di accogliere. Per la stanchezza, per gli ormoni, per la concentrazione in occuparsi del suo bimbo e della sua nuova se stessa. Per un milione di motivi.
Ma finchè i piccoli sono nella pancia si può fare. Si può scavare, dissotterrare, percorrere i sentieri più scuri ed impervi fino ad arrivare alla comprensione, fino a curare la ferita, a spezzare un anello prima, la catena di dolore che ci ha portati fin qui.
Si può affermare e comunicare che sappiamo che i nostri genitori hanno fatto del loro meglio, che li amiamo così e che ci sentiamo amati, che abbiamo bisogno adesso di sostegno per crescere e per cambiare rotta.
Si può informarli che esiste l’altra strada, quella che stiamo scegliendo, e che non sono invenzioni da figli dei fiori ma constatazioni scientifiche, biologiche e antropologiche. “Usiamo” tutti gli esperti del settore: ostetriche, doule, pediatri illuminati, consulenti di allattamento, consulenti del portare, insegnanti di massaggio infantile, e chiunque possa rappresentare l’autorevolezza della professionalità, per mostrare che la nostra intenzione non è mettere in crisi una relazione ma solamente migliorarsi.
Costruire passo, passo, storia per storia, i legami familiari veri.
Sono percorsi estremamente impegnativi e faticosi, costellati di ostacoli, discussioni, momenti duri e pesanti. Ma sono percorsi che ,se si ha la forza di finire, portano al risultato più atteso: la tribù.per crescere un bambino
Ed è così necessario costruire la propria tribù, avere un nucleo di persone a proteggerci, sostenerci, accompagnarci. Avere qualcuno di fiducia con cui condividere l’arrivo e la crescita del nostro bambino.
Perchè crescere un bambino “a contatto” prevede l’accudimento condiviso e non a caso.

Veronica

Chi ci può aiutare:

Per imparare a comunicare in modo efficace e rispettoso: Ass. Comunicazione Empatica

Per scavare a fondo nella nostra storia: Il lavoro emotivo e corporeo di Willi Maurer            e qualcosa sulle costellazioni familiari

Esperti sui benefici del portare i bimbi in fascia: Scuola del Portare

Esperti in allattamento e sui suoi benefici : IBCLC e La Leche Ligue

Pediatri: UPPA

Psicologi: Alessandra Bortolotti

Ostetriche: ostetriche libere professioniste (anche nel settore pubblico si trovano splendide professioniste ma purtroppo non esiste un link di riferimento)

Doule: ci sono diverse associazioni sul territorio nazionale. Non segnalo nessuna in particolare per mancanza di conoscenza diretta.

Libri sul tema: serie Il Bambino Naturale del Leone Verde

Vaccini…ma quante domande: possibili danni da vaccino o da malattie

foto-vaccino.Eccoci dunque arrivati alla seconda tappa del nostro lavoro, quella che riguarda i possibili danni da vaccino o da malattie. Vi ricordo che cliccando sul nome del medico che vi interessa, avrete accesso al suo profilo completo di contatti per qualsiasi chiarimento, ulteriore curiosità o altro. 

Attenzione: la numerazione delle domande continua dal post precedente per qualsiasi necessità di confronto sulle risposte o di rimando a risposte precedenti, consultate il primo post! (le risposte che citano espressamente una risposta precedente danno la possibilità di accedere al primo post attraverso un link inserito nel riferimento, basterà cliccare su!)

12. Quali sono i possibili danni da vaccino?

ROSARIO CAVALLO Dipende dal vaccino; non si può dare una risposta generale; continuando a parlare di esavalente i possibili danni sono legati a reazioni allergiche a uno dei componenti; tali reazioni sono assolutamente imprevedibili ma eccezionalmente rare; la loro frequenza è centinaia di volte minore rispetto al rischio di riportare un danno da malattia se si decidesse di non vaccinarsi.

SIMONA MEZZERA Vedi risposta precedente numero 5

13 Quale incidenza si riscontra dei danni da vaccino?

ROSARIO CAVALLO Parliamo di una incidenza talmente bassa che un sistema di sorveglianza mediamente poco sensibile come quelli che operano in Italia non è in grado di quantificare in modo attendibile; secondo i sistemi di sorveglianza dei Paesi più avanzati si ipotizza una frequenza nell’ordine di 1:1 milione di somministrazioni; la battaglia per un sistema di sorveglianza efficiente è cosa buona e giusta e vede la ACP in prima linea e dovrebbe vedere sempre più spesso la collaborazione dei genitori pronti a segnalare al proprio medico qualunque importante reazione venga verificata nei giorni e settimane successivi.

SIMONA MEZZERA Non si hanno studi attendibili né riconosciuti su questo punto

14 Quali sono gli studi relativi alla connessione tra vaccini e autismo, tra vaccini e malattie autoimmuni, tra vaccini e tendenze allergiche?

ROSARIO CAVALLO Attenzione!! con questo ordine di grandezza nei confronti delle reazioni avverse gravi, occorrono osservazioni su milioni di bambini per poter affermare qualcosa di serio e quindi semplicemente non può esistere nessuno studio diverso dalla osservazione epidemiologica sulla popolazione che possa essere in grado di dire qualcosa. Alla fine dello scorso millennio fu il vaccino trivalente anti difto-tetano-pertosse ad essere imputato di causare malattie nervose progressive e invalidanti; in verità tale vaccino causava notevoli reazioni febbrili e a volte convulsioni febbrili (che è una evenienza molto spiacevole ma che non lascia nessun danno) ; il confronto statistico di intere popolazioni inglesi dimostrò che non esisteva nessuna correlazione tra vaccino e le temute conseguenze neurologiche; contemporaneamente però a causa di questi timori si ebbe un forte calo della adesione alla vaccinazione e a causa di una paura dimostratasi infondata si ebbero subito di nuovo epidemie di pertosse e un tragico aumento del numero di lattanti morti a causa di questa malattia che era stata messa sotto controllo e che invece per la paura ingiustificata del vaccino tornò ad essere frequente e mortale. Oggi si parla di autismo in relazione al vaccino antimorbillo rosolia parotite sulla base di un vecchio studio del tutto smentito successivamente; ma già il fatto che era uno studio sperimentale fatto su pochi bambini impedisce, come detto, di stabilire nessun tipo di correlazione. Questo vaccino è stato praticato e continua per fortuna ad essere praticato in miliardi di bambini; se ci fosse una correlazione sia pure rara con l’autismo avremmo visto un esplosivo aumento di questa patologia. Anche qui bisogna stare attenti a guardare bene cosa si trova scritto, perché in effetti è una realtà che oggi ci sia un grande aumento di diagnosi nell’ambito dello spettro autistico: vuol semplicemente dire che oggi c’è una maggiore sensibilità diagnostica, nel senso che se prima si diagnosticava come autistico solo il bambino con sintomatologia grave (avete visto Rain Man?), oggi si diagnostica anche il bambino con disturbi relazionali molti più lievi. In definitiva non ci sono dati epidemiologici e non c’è neppure una plausibile base scientifica che possa mettere in relazione le vaccinazioni con questi effetti.

SIMONA MEZZERA Vedi risposta numero 5

15. Io, genitore, sono in grado di identificare una reazione avversa da vaccino?

ROSARIO CAVALLO No, ma sono perfettamente in grado di identificare una reazione non banale occorsa dopo una vaccinazione; dovrò segnalarla in modo che poi gli specialisti possano verificare se davvero esiste un nesso di causa-effetto tra vaccino e reazione stessa, ricordando che come dicevano i latini, non sempre post hoc equivale a propter hoc; non tutto quello che accade dopo la vaccinazione dipende dalla vaccinazione.

SIMONA MEZZERA Qualsiasi reazione fuori dal normale compaia dopo il vaccino anche per un periodo di tempo superiore al mese dovrebbe essere segnalato al proprio medico e valutato in maniera approfondita

16. Cosa si deve fare in caso di sospetto danno da vaccino?

ROSARIO CAVALLO Vedi sopra

SIMONA MEZZERA Rivolgersi a un medico che abbia approfondito e quindi abbia una maggiore competenza sui possibili danni post vaccino

17. Che grado di pericolosità hanno le malattie per cui si vaccinano i neonati?

ROSARIO CAVALLO Sempre per l’esavalente: di tetano si muore (tra atroci sofferenze) quasi sempre; la difterite era causa di elevata mortalità e invalidità; la pertosse è una malattia gravissima e spesso mortale per i lattanti, è anche estremamente contagiosa; la poliomielite è una malattia invalidante, estremamente diffusiva, a volte mortale, incurabile diversamente; l’epatite B causa spesso epatite cronica e a volte epatocarcinoma; l’haemofilus è un germe che anche se raramente può causare meningiti gravi. A fronte di questi potenziali danni delle malattie abbiamo un rischio limitatissimo di reazioni allergiche gravi e un rischio abbastanza frequente di effetti collaterali trascurabili come un po’ di febbre dolore pianto. Oggi (a parte la pertosse) queste malattie non si vedono quasi più, proprio grazie alle vaccinazioni; ma i microorganismi che causano queste malattie non sono scomparsi del tutto e possono ricominciare a circolare in qualunque momento ci dovesse essere un sostanziale calo delle coperture vaccinali; è già successo più volte con la polio, la difterite, la pertosse e le conseguenze sono state terribili.

SIMONA MEZZERA Oggi come oggi nel mondo occidentale la maggior parte delle malattie per cui è ancora obbligatoria in alcune Regioni la vaccinazione sono scomparse vedi polio, difterite, epatite B

18. Quali sono le proporzioni di rischio tra danni da vaccino e danni da malattie contratte?

ROSARIO CAVALLO Come detto, per questo vaccino non c’è proprio proporzione

SIMONA MEZZERA E’ difficile dirlo perché non ci sono dati epidemiologici reali, la domanda è perché rischiare facendo a tutta la popolazione la vaccinazione e non sapendo come il singolo bambino reagirà per patologie da noi scomparse o considerate non dannose per la maggior parte a eccezione di bambini defedati o immunodepressi come per esempio nel morbillo, rosolia, parotite, varicella ecc…

19. Come si contraggono le malattie per cui ci si vaccina?

ROSARIO CAVALLO Rispondo sempre per l’esavalente: il tetano si contrae in seguito a ferite infettate dalle spore del batterio corrispondente (una causa oggi frequente è la puntura con le spine della rosa; a rischio sono sopratutto le donne che fanno giardinaggio; mamme vaccinatevi!); difterite, pertosse, haemofilo si trasmettono per contatto interumano; il virus dell’epatiteB per contatto stretto con liquidi biologici (sangue, sperma, saliva); polio per contatto diretto e attraverso le acque reflue

SIMONA MEZZERA Dipende dalla malattia nella polio, tifo, colera la trasmissione si dice orofecale, cioè dalle feci alla catena alimentare, per il tetano è tramite contatto fra microrganismo e ferita profonda, per l’epatite B tramite sangue o rapporto sessuale, per la maggior parte delle altre tramite l’apparato respiratorio.

20. Che incidenza ha l’encefalite da morbillo?

ROSARIO CAVALLO Circa 1:1.000; da vaccino antimorbillo si calcola 1:1.000.000

SIMONA MEZZERA Anche in questo caso difficile dare una valutazione oggettiva in quanto anche se il morbillo resta una malattia in cui è obbligatoria la denuncia una volta che il bambino la contrae questa non sempre viene effettuata per cui la stima delle conseguenze sicuramente è poco oggettiva. Quello che comunque negli ultimi anni si sta registrando è un netto calo sei casi di Panencefalite sclerosante subacuta con “la curiosa eccezione della Romania in cui si registrano 5-6 casi/anno/milione di abitanti indipendentemente dall’uso del vaccino” (cit. Roberto Gava “ Le vaccinazioni pediatriche” pag 357)

21. Che pericoli comporta la rosolia?

ROSARIO CAVALLO Gravissime e irrimediabili malformazioni congenite se contratta in gravidanza. La rosolia, come il morbillo, ha tutte le caratteristiche per poter essere eliminata completamente e definitivamente (così che non sarebbe neanche più necessaria la vaccinazione) dalla faccia della Terra, come è successo per il vaiolo che causava epidemie con altissima letalità e che col vaccino è scomparso dalla circolazione senza essere rimpiazzato da altri virus. Una volta si diceva che la malattia naturale fornisse una immunità per tutta la vita, mentre i vaccini no; in realtà neanche la malattia probabilmente conferisce immunità a vita in assenza dei richiami immunitari determinati dal contatto col virus in corso di nuove epidemie; ma quando i vaccinati erano pochi e quindi continuavano ad esserci ancora frequenti epidemie, anche loro sembravano essere diventati immuni “a vita” perchè la loro difesa immunitaria era richiamata tutte le volte che avevano un contatto con nuovi soggetti ammalati; la riduzione delle epidemie ottenuta grazie alla diffusione delle vaccinazioni impedisce invece il richiamo immunitario e si ha quindi una perdita progressiva di protezione (certamente più rapida nei vaccinati rispetto a chi ha avuto la malattia) che richiede la effettuazione di alcuni “richiami” vaccinali che è il prezzo da pagare finchè non si riesce a eradicare completamente questi virus.

SIMONA MEZZERA Il maggior pericolo è quando una donna incinta contrae nei primi 3-4 mesi di gravidanza questa malattia in quanto il feto può contrarre la rosolia congenita. Il vaccino come anche quello del morbillo o della parotite non dà una immunità a vita, come la malattia naturale, per cui il rischio che una donna che abbia avuto la vaccinazione a 10-11 anni sia poi da adulta non protetta c’è. Si effettua inoltre su tutta la popolazione anche quella maschile con lo scopo di eliminare il virus e quindi ridurre la diffusione della malattia non considerando che uno spazio virale lasciato vuoto viene subito riempito da un altro virus che può essere più dannoso per l’organismo umano in quanto nuovo e non ancora conosciuto dal nostro sistema immunitario.

22. Cos’è e come funziona l’effetto gregge?

ROSARIO CAVALLO Se si vaccina la maggioranza della popolazione si creano effetti su tutta la popolazione; in genere l’effetto è positivo: se si vaccina contro morbillo e rosolia il 95% della popolazione il virus non circola più e quindi si protegge anche il restante 5% e tra questi anche quei pochi soggetti in cui la vaccinazione è controindicata. A volte l’effetto gregge è negativo: se si vaccina solo il 60% si rendono meno frequenti le epidemie e quindi la malattia ha meno probabilità di essere contratta in età infantile e aumentano le probabilità di contrarla da adulto quando il morbillo è ancora più virulento e quando la rosolia fa veramente paura.

SIMONA MEZZERA Quando il 75% della popolazione è coperto dalla vaccinazione verso una data malattia il rimanente gode di una protezione passiva in quanto il microrganismo circola meno.

23. Quali sono attualmente le malattie debellate e quelle non debellate?

ROSARIO CAVALLO Debellato definitivamente solo il vaiolo; per le altre si è vista una riduzione in genere molto notevole del carico di patologia. Certamente le migliorate condizioni nutrizionali e igieniche hanno contribuito a questo risultato, ma il contributo dei vaccini resta fondamentale, come testimoniato dal caso della difterite, oggi in Italia praticamente scomparsa ma pronta a ritornare tragicamente di scena come è successo in Russia alla caduta del regime, quando per diversi anni ci fu una quasi sospensione dei servizi vaccinali. Alcune volte la riduzione del carico di patologia è meno significativo, ma questo non riguarda certo i vaccini di cui abbiamo parlato sinora.

SIMONA MEZZERA Polio, tifo, colera, epatite A sono nettamente diminuite nei paesi Occidentali anche per la presenza di reti fognarie che hanno portato a una netta riduzione di tutte le malattie a trasmissione oro fecale. La difterite è considerata debellata , anche l’incidenza di nuovi casi di Epatite B è nettamente diminuita.

24. L’estinzione di certe malattie è dovuta ai vaccini o alle pratiche igieniche?

ROSARIO CAVALLO Ho già detto che le due cose cooperano per lo stesso risultato, ma senza vaccinazione i casi di vaiolo potrebbero essere ridotti da buone pratiche igieniche ma mai sarebbero stati debellati; la stessa cosa per polio, morbillo, rosolia, che sono le uniche altre malattie potenzialmente eradicabili.

SIMONA MEZZERA Difficile dirlo. Probabilmente da entrambi, però nel caso di malattie a trasmissione orofecale di cui non è obbligatorio il vaccino possiamo dire che le misure igieniche da sole hanno limitato la presenza dei casi. Anche per quanto riguarda l’epatite B quando si è conosciuto la via di trasmissione del virus e come sterilizzare gli strumenti che potevano essere causa della propagazione della malattia si è riscontrato un cambiamento notevole nell’incidenza della malattia. Inoltre alcuni autori sostengono che ogni malattia ha un suo ciclo naturale di comparsa, acme e diminuzione.

25. In che modo e con che incidenza i flussi migratori possono agire sul ritorno di malattie attualmente debellate?

ROSARIO CAVALLO Non in modo determinante (a parte la polio); per le altre malattie il problema sussiste di per sé.

SIMONA MEZZERA La maggiore pericolosità può essere per le malattie a trasmissione respiratoria come per esempio la tubercolosi, per quanto riguarda altre come per esempio la polio la presenza della rete fognaria ci garantisce una protezione su un possibile contagio.

26. Che base scientifica c’è all’origine delle sentenze di risarcimento da danni da vaccino?

ROSARIO CAVALLO Per quella famosa e recente di Rimini (autismo-morbillo) assolutamente nessuna, ho letto il dispositivo della sentenza e il parere dei periti; in alcuni pochi casi ci può invece essere una vera correlazione;

SIMONA MEZZERA Per il momento non vengono riconosciuti esami specifici che possono assicurare che quello che vediamo sia legato alle conseguenze del vaccino. Rimane la osservazione clinica anche se a volte è difficilmente valutabile per esempio essendo il vaccino somministrato nei primi mesi di vita del bambino è difficile valutare i danni cerebrali che possono comparire se non si presentano in forma acuta, per cui tutte quelle forme di danno cerebrale che piano piano si fanno più presenti nello sviluppo del bambino possono essere difficilmente riconosciute come legate alla vaccinazione. Nel caso invece della encefalite post vaccinica può essere più facile da riconoscere in quanto compare da 7 a 10 giorni dopo il vaccino con sintomi quali apatia, sonnolenza, torpore mentale fino alla perdita di conoscenza, convulsioni.

27. Come si determina se un evento avverso è stato determinato dal vaccino?

ROSARIO CAVALLO E’ una procedura tecnica lunga e complessa; impossibile da riassumere in poche parole

SIMONA MEZZERA Forse varrebbe fare questa domanda a un avvocato specializzato in sentenze su danni da vaccini

28. Che affidabilità ha il KIT disponibile in USA per stabilire i danni da vaccino?

ROSARIO CAVALLO Non lo conosco, ma mi sembra una “bufala”, le procedure sono troppo complesse, credo sia impossibile contenerle in un kit.

SIMONA MEZZERv. sopra

Spero vivamente che queste domande rispecchino i dubbi di ciascuno, e che le risposte abbiano contribuito a fare un po’ di chiarezza e a far “sentire” a ciascuno la strada più adatta alle proprie idee e ai propri valori. Ovviamente i genitori che avevano già un’idea salda sull’argomento probabilmente troveranno la parte opposta alla propria, ridicola e superflua. Puro Contatto non ha, però, né ha mai avuto, la pretesa di cambiare le scelte di nessuno ma di offrire strumenti per giudicare a coloro che stanno scegliendo una via. Ringrazio ancora una volta i nostri medici esperti che si sono prestati a titolo assolutamente gratuito a rispondere alle domande e a “metterci la faccia” (e l’email!!!!). E ringrazio tutti i genitori che hanno letto  e leggeranno questo ed i prossimi articoli con la serenità del libero confronto ed il rispetto per le scelte e per il sentire altrui!

Veronica

Vaccini…ma quante domande: caratteristiche dei vaccini

provette

Ed eccoci finalmente alla pubblicazione del nostro progetto! Prima serie di domande e di risposte inerenti le caratteristiche dei vaccini, il loro effetto, gli studi in merito.

 1.  Quali vaccini contiene l’esavalente?

ROSARIO CAVALLO  Anti-difterite, -tetano, -pertosse, -polio, -epatiteB, -haemofilus

SIMONA MEZZERA L’esavalente contiene l’antipolio, l’antitetanica, l’antidifterica, l’antipertossica, l’antiepatite B e l’antiemofilo di tipo B ( l’Haemophilus influenzae tipo B è causa di molte infezioni ed è uno dei microrganismi responsabili di meningite nei primi 5 anni di vita del bambino )

 2. Come sono fatti i vaccini?

ROSARIO CAVALLO Antidifterite-tetano sono anatossine, cioè sono costituiti dalla tossina attraverso cui i germi responsabili di tetano e difterite producono i loro danni; ovviamente tale tossina è trattata in modo da eliminare (totalmente) le potenzialità di procurare danno conservando le potenzialità immunogene (cioè la capacità di provocare la produzione di anticorpi protettivi); Anti epatiteB, Pertosse, Haemofilus sono costituiti da parti superficiali del virus o dei germi (totalmente prive di ogni funzione del microorganismo vivo); l’antipolio è costituito dai virus polio UCCISI.

SIMONA MEZZERA Si possono distinguere vari gruppi:

a) vaccini costituiti da sospensioni di microrganismi vivi attenuati, possono a loro volta distinguersi in vaccini costituiti da sospensioni di batteri vivi e attenuati come l’antitubercolare o vaccini costituiti da virus attenuati come l’antipolio di tipo Sabin, che ora non si effettua più, l’antimorbillosa, l’antiparotitica e l’antirosolia;

b) vaccini costituiti da microrganismi uccisi o inattivi, anche in questo caso di origine batterica come l’anticolerica o di origine virale come l’antipolio di tipo Salk e l’antinfluenzale;

c) vaccini costituiti da prodotti di microrganismi come per esempio l’antitetanica e l’antidifterica

d) vaccini costituiti da frazioni di microrganismo come l’antipertossica acellulare

e) vaccini ottenuti con tecniche di ingegneria genetica come l’antiepatite di tipo B

sono quindi prodotti in modo diverso però contengono tutti una serie di sostanze che devono essere presenti o per conferire un effetto immunitario più duraturo o per eliminare le contaminazioni batteriche. Queste sostanze sono chiamati adiuvanti come l’idrossido di alluminio, con effetto di esaltarne l’immugenicità, e i conservanti che servono per sterilizzare e conservare il prodotto, in passato si usavano i sali di mercurio e ancora oggi la formaldeide e alcuni antibiotici.

 3. Quali dei vaccini di protocollo sono obbligatori? Quali facoltativi?

ROSARIO CAVALLO   Obbligatori: Anti-difterite, -tetano, -polio, -epatiteB 

facoltativi: Anti-pertosse, -haemofilus.

Questa distinzione è obsoleta, basata solo sul periodo storico della introduzione del vaccino in calendario, totalmente priva di ogni riferimento sulla maggiore o minore efficacia\affidabilità\opportunità del vaccino stesso. Fino all’antiepatiteB tutti i vaccini vennero introdotti come obbligatori, successivamente come facoltativi

SIMONA MEZZERA Secondo il protocollo della Regione Toscana i vaccini sono tutti raccomandati però i genitori devono firmare un modulo di dissenso informato in cui dichiarano che sono a conoscenza dell’esistenza dei vaccini e delle malattie ad essi correlati però non danno il consenso per fare vaccinare il proprio figlio. Nella maggior parte delle Regioni italiane i vaccini obbligatori sono l’antipolio, l’antitetanica, l’antidifterica e l’antiepatite B.

4. Oltre ai virus indeboliti c’è altro?

ROSARIO CAVALLO Nell’esavalente NON ci sono virus indeboliti, come già detto; NON ci può nemmeno teoricamente essere una residua attività vitale dei microorganismi interessati. In più ci sono degli additivi che servono a conservare sterilmente e stabilmente le soluzioni (proprio per evitare ogni possibile incidente dovuto a contaminazioni) e degli adiuvanti (sostanze che stimolano una migliore risposta anticorpale)

SIMONA MEZZERA Si rimanda alla risposta numero 2

5. Quali reazioni potrebbe avere?

ROSARIO CAVALLO Come in TUTTI i casi in cui ci sia una somministrazione parenterale di una sostanza, ci può essere una teorica reazione allergica che in casi eccezionalmente rari può essere grave, ma si tratta davvero di “mosche bianche”; reazioni relativamente frequenti possono essere la febbre, irritabilità, reazioni locali, dolore. Importante a questo proposito che tutti i genitori segnalino ogni possibile effetto non banale verificato successivamente alla vaccinazione; non sempre si tratterà di una correlazione veramente CAUSALE col vaccino, ma questa è la base fondamentale per avere un buon sistema di sorveglianza degli effetti avversi; l’efficacia di questo sistema è la migliore garanzia per la sicurezza delle vaccinazioni. Non mi risulta ci sia nessuna dimostrazione di una maggiore possibilità di ammalarsi di forme infettive, meningite o encefalite anche dopo un mese dalla somministrazione né mi risulta dimostrato nessun legame fra vaccini e malattie allergiche, malattie autoimmuni, autismo, ipercinesia e dislessia.

SIMONA MEZZERA Le reazioni ai vaccini possono essere tantissime in relazione anche al soggetto vaccinato e alle sue predisposizioni. Si possono dividere in reazioni a breve e a lungo termine. Gli effetti a breve termine possono essere o locali, nel punto di inoculazione ( prurito, eritema, tumefazione, ascesso e necrosi tissutale) o generali ( febbre, dolori articolari e muscolari, insonnia, agitazione, orticaria, maggiore possibilità di ammalarsi di forme infettive, meningite o encefalite anche dopo un mese dalla somministrazione, shock anafilattico. Gli effetti a lungo termine sono difficili da ritrovare nella letteratura medica anche perchè non sempre la comparsa a lungo tempo viene riconosciuta come legata alle vaccinazioni. Visto la loro azione sul sistema immunitario in fase di maturazione il legame fra vaccini e malattie allergiche si fa sempre più stretto soprattutto in caso di bambini predisposti, inoltre ultimamente si sta sempre maggiormente studiando il legame fra vaccini e le malattie autoimmuni, l’autismo, l’ipercinesia e la dislessia.

 6. Come viene valutata l’efficacia dei vaccini?

ROSARIO CAVALLO Verificando nella popolazione vaccinata una riduzione dei casi di quella malattia per cui è stata fatta la vaccinazione; nei casi in cui la copertura vaccinale è elevata (cioè quando si vaccinano un alto numero di soggetti) si verifica anche una riduzione della circolazione del microorganismo in causa, per cui avrà beneficio dalla vaccinazione anche chi non si vaccina

SIMONA MEZZERA Sul campo nel bene e nel male, da una parte si valuta se si modifica l’incidenza della malattia sulla popolazione vaccinata,dall’altro non essendoci una comparazione con una realtà simile in cui non si effettua la vaccinazione sono poco valutabili altre variabili. Per esempio con l’introduzione della vaccinazione anti epatite B ci sono state maggiori attenzioni per quanto riguarda la sterilizzazione di strumenti medici o in uso in alcune categorie possibili cause di contagio. Nello stesso periodo sono coincisi quindi due variabili da una parte il vaccino e dall’altra la conoscenza della via di trasmissione della malattia e le misure atte a fermare la sua diffusione.

 7. I vaccini sono sicuri?

ROSARIO CAVALLO Questi vaccini sostanzialmente sì; il possibile danno è possibile solo nel caso eccezionalissimo (si può dire?) di una reazione allergica grave

SIMONA MEZZERA Non lo sappiamo

8. Come riconoscere gli studi attendibili? quali i criteri da considerare?

ROSARIO CAVALLE’ in effetti cosa non facile anche per il professionista, ma per l’esavalente è sufficiente verificare la riduzione del numero di casi di malattia e di decesso per malattia prima e dopo l’introduzione dei vaccini; si può anche verificare che si vede una riduzione di malattia quando si vaccina e un aumento quando non si vaccina più; ovviamente va considerato anche il contributo del miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, altro presidio che deve sempre essere ben considerato, ma che da solo non potrebbe spiegare questi risultati; Faccio un esempio: in Gran Bretagna attualmente è in corso una epidemia di pertosse e una di morbillo con diverse migliaia di casi di malattie e molti decessi; le condizioni igienico-sanitarie del Paese non sono certo drammaticamente peggiorate in questi ultimi anni; è invece molto calato il tasso di copertura vaccinale e contemporaneamente si è verificata una efficacia limitata nel tempo dei nuovi vaccini antipertosse, meno reattivi di quelli vecchi. Il primo criterio di valutazione sulla attendibilità degli studi scientifici restala verifica della mancanza di conflitti di interesse

SIMONA MEZZERIl criterio migliore sarebbe quello di valutare se lo studio preso in esame è finanziato o meno da una ditta farmaceutica

9. É possibile contrarre la malattia nonostante il vaccino? se sì, cosa cambia nel contrarla da vaccinati o nel contrarla da non vaccinati?

ROSARIO CAVALLO Si, ma il più delle volte la malattia non viene proprio contratta. Se viene contratta, si vede comunque una sensibile attenuazione.

SIMONA MEZZERA È possibile contrarla soprattutto in caso di vaccini prodotti da virus o batteri attenuati. Per rispondere alla seconda domanda le possibilità sono varie si va dal contrarre la malattia in forma attenuata alla forma più forte con conseguenze importanti in relazione al terreno costituzionale del soggetto vaccinato

10. É possibile passare al neonato gli anticorpi necessari – in sostituzione dei vaccini – tramite il latte materno?

ROSARIO CAVALLO Si passano anticorpi al neonato con il latte materno (troppo poco utilizzato nel nostro Paese), ma non in modo sufficiente alla protezione del neonato verso le malattie coperte dall’esavalente; le due cose dovrebbero sempre essere entrambe fortemente consigliate e sostenute perchè rappresentano due dei più importanti presidi per la difesa della salute dei nostri bambini.

SIMONA MEZZERA In alcuni casi si può avere una immunità passiva che dura per il periodo dell’allattamento, in ogni caso attraverso il latte si passa una maggiore capacità di reagire agli stimoli esterni per le sostanze immugenicamente attive in esso contenute. Soprattutto il latte materno contribuisce alla formazione della flora batterica intestinale del neonato importantissima per la sua difesa immunitaria.

11. In genere esiste differenza di risposta ai vaccini tra bambini allattati al seno e artificialmente?

ROSARIO CAVALLO Non credo che ci siano dati esaurienti su questo tema ma non mi interesserebbe comunque conoscerli dato che, come detto, le due cose dovrebbero procedere sinergicamente e non in modo contrapposto: è opportuno FORTEMENTE SOSTENERE sia il latte materno che la pratica vaccinale.

SIMONA MEZZERA Non ci sono studi che possono dare una risposta sicura su questo argomento, nella mia osservazione personale i bambini allattati al seno presentano una maggiore incidenza di reazioni allergiche.

Ecco qua le prime 11 di 44 domande e risposte! I nostri esperti sono stati davvero formidabili in pazienza e disponibilità: restate in linea per continuare a leggere le loro risposte!

 (Veronica)

Vaccini…ma quante domande!

Vaccino-esavalente-rischiQuando ho dovuto decidere se vaccinare o meno i miei bambini mi sono trovata davanti ad una selva di domande e ad altrettante risposte.

Quello che mi colpì all’epoca fu la sensazione di non riuscire a trovare un’informazione equlibrata e serena, come se ciascuna delle due fazioni avesse come solo obiettivo di “guadagnare un altro adepto”.

Così ha iniziato a frullarmi in testa un progettino senza pretese ma che per me e per il mio modo di vedere le cose rivestiva (e riveste) una grande importanza: l’idea di porre tutte le domande che avrei incontrato parlando con i genitori a due esperti di “opposta fazione”, competenti, equilibrati e sereni.

Non avevo e non ho la pretesa di trovare la giusta risposta per tutti: chi ha figli e frequenta altre famiglie sa che non esiste MAI una risposta adatta a tutti indistintamente.

Così come ho sempre preteso FIDUCIA nelle mie capacità decisionali e genitoriali, vorrei riconoscerle a tutti i genitori. Il mio unico obiettivo è di mettere a disposizione uno strumento informativo completo che possa sostenere o aiutare a definire le decisioni di ciascuna famiglia, siano esse appartenenti all’una o all’altra “fazione”.

Ho contattato due medici, il Dott. Rosario Cavallo (pediatra di famiglia, Lecce – coordinatore del gruppo ACP per le vaccinazioni ed il controllo delle malattie infettive) e la Dott. ssa Simona Mezzera (medico chirurgo, pediatra, omeopata, Firenze) che si sono gentilmente messi a disposizione per aiutarmi a creare questo strumento informativo.

A loro ho posto tutte le domande che sono riuscita a raccogliere in alcuni mesi riguardo le vaccinazioni pediatriche.

Hanno entrambi aderito al progetto con cortesia e disponibilità estreme, hanno risposto in modo sobrio e sereno e non hanno ricevuto nè preteso alcun riconoscimento economico per il loro lavoro per PuroContatto.

Nei prossimi giorni pubblicherò le domande con entrambe le risposte, raggruppate in gruppi per tipologia.

Gli esperti forniranno un loro contatto per qualsiasi tipo di approfondimento. Oppure potete scrivere a purocontatto@gmail.com per qualsiasi tipo di domanda o dubbio.

Quello che davvero sarà per me da evitare, saranno le discussioni incivili, violente o caratterizzate dalla mancanza di rispetto per le scelte altrui o dalla denigrazione delle capacità decisionali e genitoriali di chi vorrà esprimersi.

Sono certa che i lettori di PuroContatto sapranno leggere questa iniziativa nel modo più utile e costruttivo.

(Veronica)

Per fare tutto, ci vuole un fiore


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L’appennino tosco-emiliano quest’estate ci ha regalato una fioritura di cicoria maestosa, il ciglio della strada da Sasso Marconi a Badolo a luglio era un’unica striscia blu-viola. Cicory, tra i fiori di Bach è quello sicuramente più indicato per lo stereotipo di mamma mediterranea possessiva, che tiene la famiglia sotto controllo e che tende a limitare i figli nella loro espressione…la mamma chioccia, non certo la mamma puro-contatto.

Devo dire che questo tipo di mamma non va più tanto di moda tra le donne della mia generazione, spesso sono le nonne ad aver bisogno di questo fiore, mentre le mamme, soprattutto se al primo figlio, sono sempre più informate, attente, consapevoli, sanno cosa è giusto fare o non fare in gravidanza e con i cuccioli…fino a quando non incontrano il classico esperto poco empatico che mette in discussione le loro certezze e le loro scelte. Con un cocktail ormonale sempre in movimento non è semplice mantenere una parvenza di stabilità e si sa che nessuno riesce a resistere alla tentazione di dare qualche consiglio non richiesto ad una panciona o a chi spinge una carrozzina, e alla lunga, queste ingerenze possono destabilizzare o confondere.

Dal mondo della floriterapia abbiamo però dei validi aiuti per proteggere la nostra bolla: primo tra tutti il fiore inglese (di Bach) Walnut che ci aiuta a gestire i cambiamenti e a proteggerci dalle influenze esterne; tra i fiori californiani tutte le achillee, in particola modo Yarrow per chi fatica a stabilire i giusti confini con l’esterno e Pink Yarrow per chi è ipersensibile sul piano emotivo oppure direttamente il mix Yarrow Enviromental Solution che attiva le endogene capacità di difesa; tra i fiori Australiani è ottimo il mix Self-Confidence per rafforzare l’autostima e la capacità di portare avanti le proprie scelte, ma anche Equilibrio Donna per armonizzare l’attività ormonale oppure Transition per accompagnare le fasi di transizione.

Stare nel verde, respirare all’aria aperta, passeggiare nei prati e nei boschi, bere acqua di fonte, immergersi nell’acqua dei ruscelli, dei fiumi, dei laghi e dei mari, mangiare frutta e verdura di stagione, sono sicuramente il miglior aiuto che la natura può dare alla nostra salute e alla salute dei nostri figli, ma per chi lavora in ufficio, vive in città, non vede un albero per settimane intere…la natura può continuare a dare il proprio prezioso aiuta tramite le meravigliose proprietà delle piante e dei rimedi floreali. Le donne aborigene australiane partorivano in un a buca piena di fiori di Baobab se la stagione lo permetteva: tra i rimedi australiani Boab aiuta a liberarsi proprio dai condizionamenti dell’ambiente di origine, quindi questa tradizione rappresentava una specie di battesimo purificatorio, un inno alla libertà.

Tutte le volte che la mia bimba grande mi porta amorevolmente in dono un fiore io le dico che è un peccato staccare dei fiori perché li condanniamo ad appassire prima, ma lei non desiste e ora anche la piccola si è messa a portarmi dei boccioli…forse mi devo rassegnare e accettare i loro doni senza tante storie!

Rossella

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