è difficile…

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Oggi noi mamme e future mamme leggiamo molto. Leggiamo libri, riviste, siti internet. Ci scambiamo domande su forum e social network. Un lavoro certosino di informazione. Non sempre professionale, non sempre affidabile ma comunque informazione.

Ed allora perché ci troviamo quasi tutte impreparate davanti alle difficoltà dei primi tempi post-nascita?

E parlo di condizioni fisiologiche, senza aggravanti di salute del bambino o della madre.

Una mamma e suo figlio, finalmente abbracciati, e un mondo di piccoli drammi che, saranno gli ormoni, la stanchezza o altro, sembrano e divengono enormi.

E saranno di certo gli ormoni e sarà di certo la stanchezza ma non sono i soli elementi che danno origine alla sensazione che il primo mese di vita del bambino sia “durissimo” per tante mamme.

Sembra tutto difficile e durissimo perchè abbiamo tante aspettative e poca esperienza.

Allattare, coccolare, tenere, prendersi cura di un cucciolo non è facile.

O meglio, sarebbe facile, se avessimo ancora il nostro istinto, se vivessimo in una comunità di compatta e coesa in cui il crescere bambini fosse interesse comune, se potessimo osservare l’esempio di altre mamme mammifere (donne ma anche solo gatti, cani, mucche, pecore e via dicendo).

Sarebbe facile perchè non avremmo aspettative ma certezze. Sarebbe facile perchè abbiamo in noi tutto quel che ci vuole e lo sapremmo già per il fatto di vederci rispecchiate negli altri.

Ma viviamo in una società che ha destrutturato i clan familiari, che ha raso al suolo le nostre competenze biologiche rendendoci dipendenti dall’andamento del mercato e dalle sue trovate, che ci ha allontanati sempre più dai nostri simili, che centellina la convivenza con altri animali sottomettendola spesso al processo di “civilizzazione” di quest’ultimi.

Ad oggi, una donna ignora il proprio potere di donna e di madre. Il suo potere squisitamente e semplicemente biologico di dare alla luce, nutrire e crescere un cucciolo. Anche il papà ignora questo potere ed il proprio di sostenere, di bastare, di proteggere.

Mamma e papà ignorano i loro talenti e non hanno nessuno intorno da cui trarre ispirazione. Figli ormai del latte artificiale, raramente trovano in famiglia esperienze di allattamento condivisibili. Generazione di girelli, passeggini, lettini a sbarre, indipendenza precoce, raramente trovano la serenità che dovrebbe accompagnare il contatto specie nei primi mesi di vita. Ex bambini cresciuti in appartamenti non hanno mai visto partorire una gatta o una mucca. Ed anche i bimbi di campagna raramente avranno visto un vitello poppare dalla sua mamma, che la produzione non perdona.

Non abbiamo spunti di creatività né punti di riferimento. Non abbiamo memoria diretta di maternage né pratica su figli altrui, magari i “piccoli” di famiglia.

In una coppia media chi la fa da padrone è il timore.

Timore di essere all’altezza, di fare le scelte giuste, di riuscire.

E così alcune mamme approdano all’informazione. E si informano tanto, leggono tanto. Certo questo darà a loro uno strumento in più per valutare le proprie difficoltà ma al contempo crea un’ingiustificata aspettativa di idillio.

Partorire è naturale e tutte le donne sono fatte per sopportare i dolori del parto.

Tutte hanno il latte, allattare è facile.

Cambiare i pannolini? Un gioco da ragazzi: c’è chi addirittura il pannolino nemmeno lo usa e legge i segnali dei neonati.

Abituarsi al ritmo sonno-veglia? Un procedimento naturale.

Intessere reti d’amore fisico, di contatto costante, come ogni neonato chiede? Un percorso spontaneo e meraviglioso.

Ecco io oggi lo scrivo: non è vero.

Siamo cambiati. Siamo meno forti, meno sensibili, meno supportati. Abbiamo cambiato le nostre competenze e ci siamo sempre più allontanati dal nostro essere mammiferi. Siamo maestri di sguardi e parole, totalmente disabituati alla pelle e al suo linguaggio.

Quindi non è facile.

Promuovere la naturalità, l’allattamento al seno, il contatto facendo sembrare tutto questo il Paradiso terrestre è il risultato di ottime intenzioni per nulla realistiche.

Quante mamme confidano “è veramente dura, i primi tempi è veramente dura”. Quante mamme si trovano spiazzate da un ingorgo, una mastite, da un riflesso di emissione troppo forte, da un seno troppo turgido, da ragadi e quant’altro. Perchè l’unico messaggio che arriva è che allattare è facile, è naturale.

Quante donne si trovano a dover fare i conti con una relazione fisica ingombrante a cui non erano pronte perchè la pelle è sempre più reclusa a pochi momenti di libertà vigilata.

E non è facile relazionarsi con un essere vivente che dipende totalmente da noi, anche se sembra evidente che un neonato lo sarà.

E non serve dire che è “istinto” che è “naturale” quando viviamo perlopiù relazioni a base intellettuale.

Quanti genitori si sentono soli perchè non c’è la tribù che accoglie, supporta e consola ma solo un lungo elenco di regole o parametri in cui rientrare, per passare positivamente al vaglio di noi stessi e degli altri. Quanti genitori si trovano soli perchè non erano pronti al pianto dei loro figli e dei loro bambini interiori, risvegliati come per magia dall’evento così scardinante che è la nascita.

Diciamolo che niente di ciò che riguarda i neonati è facile. Diciamolo e spieghiamolo con pazienza, empatia e positività perchè la consapevolezza degli ostacoli è il primo passo giusto per superarli con serenità, perchè i genitori possano circondarsi preventivamente di figure di riferimento serie ed affidabili, perchè possano ricreare una piccola tribù pronta ad accogliere non solo il bimbo che verrà ma i genitori che nasceranno insieme a lui.

Perchè è tutto difficile, sì. Ma ne vale la pena.

(Veronica)

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