Famiglie
Ci siamo seduti sui tappeti.
I bambini giocano, poppano, dormono. Si percepisce un po’ di imbarazzo…da dove cominciamo? Non siamo molto abituati a parlare con gli sconosciuti, nella nostra grande, profonda abitudine alla diffidenza.
Però stavolta abbiamo un asso nella manica, e sono le nostre stoffe.
Strano pensare che non sia bastato essere genitori per sentirsi accomunati da qualcosa di prezioso. Nè i nostri bambini. Strano sentirmi sicura che la stoffa ce la possa fare.
Ed infatti, come sempre mi piace dire, iniziamo a stringere i nostri nodi d’amore.
Ridete delle mie bambole didattiche, pesano come bambini veri, che follia…
Poi ti alzi e prendi il tuo telo. Me lo leghi sulla schiena. E dici
“Ecco, già fatto” con l’espressione di chi trova strano che a qualcuno possa interessare.
Poi tocca a me. Strano questo telo lunghissimo, tutte quante stralunate gli occhi ed è facile leggerci dentro: come può essere pratica una roba così ingombrante?
Così lo dico io per voi. Di certo è un po’ meno pratico del vostro ma noi sai, da queste parti, non siamo tanto allenati a portare e abbiamo bisogno di certezze più grandi.
Triplo sostegno sulla schiena.
Come ti senti?
Mi guardi e ridi:
“É molto comodo ma è difficile!”
Tutti ridono, qualcuno ti applaude e finalmente il clima è più rilassato.
Spiego che noi portiamo davanti finché sono piccoli perché abbiamo tanto bisogno di vederli per sapere se stanno bene. Ci siamo scordati un po’, generazione dopo generazione, di come usare la pelle per scoprire il mondo.
“Noi portiamo sulla schiena perché se sulla strada c’è qualcosa di male, lo vediamo prima noi di loro”.
C’è un attimo di silenzio, queste parole sono profonde e contengono tante cose: la cura, la conoscenza del male, la protezione.
“Posso parlare del massaggio?” Mi hai chiesto, quasi sottovoce.
Annuisco.
“Voi li massaggiate i bambini?”
Annuisco ancora, mostro sulla bambola qualche movimento. Tu sorridi e mi mostri il tuo. Sono massaggi energici, con passaggi di puro contorsionismo. Intorno vedo occhi strabuzzati. Spiego come una donna molto illuminata, Vimala Mc Clure, abbia reso il massaggio al bambino più compatibile con la nostra sensibilità e la nostra capacità tattili…anche in questo abbiamo perso un po’ l’abitudine e dobbiamo ricostruirla piano, piano.
“Noi li massaggiamo 3 volte al giorno. É importante perché crescano forti”
Intorno un brusio sempre più diffuso…quanta fatica ci costa trovare il tempo e la disponibilità nostra e loro per massaggiarli anche solo una volta al giorno!
Da sempre diciamo, anche come insegnanti AIMI, che essere massaggiati è un bisogno primario dei bambini, che il loro sviluppo psico-fisico ne trae un grande benessere. Perciò ti chiedo, ad esempio, a che età camminano i vostri bambini.
“Con 8 mesi tutti camminano. I vostri, però, parlano prima”.
È vero. La nostra cultura regna sulla parola, sull’espressione verbale. Imparano presto a parlare i nostri cuccioli…ma chissà se potremmo avere meno fretta ad insegnare loro le parole per approfittare del loro arrivo e tornare a parlare il linguaggio della pelle!
E così prosegue la chiacchierata. Adesso son proprio chiacchiere tra mamme ed improvvisamente mi sembra che sia possibile un mondo migliore in cui diversità sia sinonimo di ricchezza e non di timore.
I pannolini, lo svezzamento, il sonno, l’allattamento…
Qualcuno chiede delle nonne. Cosa fanno, come vi aiutano quando partorite. Qui la questione nonni a volte è spinosa perché si è come rotto qualcosa di prezioso: l’abitudine ad essere tribù.
“Ci massaggiano. Specialmente la pancia e la schiena. Con acqua calda. Se non ci sono le nonne lo fanno i mariti…ma le nonne sono meglio, sanno come fare!”
Ed è proprio con questo messaggio di cura, di amore, di pelle che per me si è conclusa un’esperienza straordinaria, con un potenziale di comunicazione fuori dal comune, come solo le persone che amano dal profondo del cuore possono avere.
Grazie davvero a tutte le famiglie che sono state con noi.
Spero che ci siano mille altre occasioni di incontro.
Grazie a chi ha contribuito ad organizzare e a rendere possibile il nostro pomeriggio insieme: Associazione Progetto Accoglienza, Associazione MammeAmiche – sez. Mugello, Ass. Remida e tutte le associazioni, le imprese, i progetti che hanno contribuito all’edizione 2019 di “Borgo Piccino Picciò”.
Un grazie speciale va alla mia amica Carolina per la sua idea che ha reso possibile tutto questo.
(Veronica)