E se arriva l’anaconda?
La domanda più ricorrente che si pongono le mamme i papà ed i familiari o amici che li circondano è senza dubbio “ma perché questo bambino non sta da nessuna parte? Appena lo metto giù, piange!”
E proprio da questa domanda hanno origine i commenti ed i consigli che ognuno si sente in dovere di dare:
- È colpa tua, lo hai viziato
- È furbetto, ti comanda di già
- Mettilo giù, vedrai che si abitua
- Mica ti puoi far schiavizzare da un neonato
E poi i meno “dannosi” ma pur sempre notevoli a livello di stress:
- Ha fame
- Ha le coliche
- Ha freddo/caldo
Che fanno sentire i genitori spaesati, come se tutti sapessero interpretare meglio di loro i bisogni del loro cucciolo.
A questo aggiungiamo la stanchezza che tutti i genitori vivono nei primi mesi da genitori. E aggiungiamo, infine, last but not least, i doveri sociali e familiari che pretendono che i neo genitori lavorino, tengano la casa in ordine, abbiano una vita sociale e che i bambini sorridano, facciano versetti, mangino e ingrassino e dormano tranquillamente nei loro lettini/cullette/carrozzine/passeggini senza mettere in crisi gli adulti che li circondano.
Tutto questo rende spesso molto sofferente l’esperienza dei primi mesi di vita di un neonato, specie se si tratta di un neonato “ad alto bisogno”.
Chi sono i neonati ad alto bisogno?
Sono i piccoli che dormono solo attaccati al genitore, che stanno fissi al seno, che spesso piangono molto, che vanno “in crisi” dopo un qualsiasi eccesso di stimoli, che sono molto sensibili a livello tattile.
Sono neonati spesso definiti “faticosi”. E davvero lo sono, se si inserisce l’esperienza di far loro da genitori in un contesto come quello di cui parlavamo qualche riga più su.
E allora che si fa?
Una possibilità per “ricaricare le pile” almeno emotivamente è pensare a noi genitori e figli come quello che siamo: mammiferi
L’uomo, come mammifero, è un “portato attivo” ovvero nasce con competenze utili all’essere trasportato dai genitori o dagli adulti del branco.
Il riflesso di prensione serve per aggrapparsi
Il riflesso di Moro per cercare di recuperare l’adulto che improvvisamente il cucciolo si accorge di aver “perso”
La cifosi fisiologica della schiena per adagiarsi su una superficie non piana come il corpo di un adulto
La divaricazione delle gambe e le gambette a semicerchio sono la presa migliore per aderire al corpo in movimento dell’adulto.
Tutto questo perché il cucciolo d’uomo è un prematuro fisiologico, ovvero nasce (anche se a termine) ancora incapace di tante funzioni come, ad esempio, quella di muoversi in modo autonomo.
Nel nostro codice biologico non ci sono città e palazzi che sono molto recenti rispetto alla storia dell’umanità. Nel nostro codice biologico c’è la catena alimentare con prede e predatori. Un cucciolo d’uomo che, come dicevamo e come tutti sanno, non sa muoversi in modo autonomo sarebbe preda facile in natura ed il suo istinto di sopravvivenza gli dice che per non essere mangiato dall’anaconda (o dal falco o scegli tu il predatore più carino ) deve stare addosso ad un adulto in grado di muoversi.
I cuccioli più sensibili alla mancanza dell’adulto di riferimento, oggi chiamati “ad alto bisogno” sono semplicemente i cuccioli che in Natura sopravviverebbero più facilmente. Potremmo quindi chiamarli “ad alto indice di sopravvivenza” che forse già suona meno “patologico/problematico”.
Detto ciò, possiamo aggiungere che (per fortuna!) noi esseri umani abbiamo aggirato la selezione naturale e che oggigiorno i bambini che in natura si salverebbero e proseguirebbero la specie per la loro grande sensibilità sono sempre meno e perciò ci sembrano “strani”. Ma in ogni caso, la gran parte dei neonati – che siano o meno “ad alto indice di sopravvivenza” richiede il contatto, non per chissà quale strategia di seduzione o per chissà quali possibili errori pedagogico-educativi dei genitori ma per il semplice fatto che sanno che, se arriva l’anaconda, se li mangia in un boccone.
Non resta che aspettare con calma e pazienza che finisca l’eso-gestazione e che i cuccioli imparino e consolidino la loro capacità motoria autonoma, magari pensando che, ogni volta che assecondiamo la loro richiesta di essere tenuti addosso comunichiamo loro che ci stiamo prendendo cura, che non c’è anaconda che tenga davanti al nostro amore per loro. Ne faremo adulti sicuri e disposti a loro volta a proteggere ed ascoltare i bisogni e le aspettative biologiche dei loro simili, siano essi piccoli o grandi.
Per conciliare almeno un po’ le grandi richieste dei nostri ritmi di vita e sociali possiamo provare l’esperienza del babywearing e sostituire con una fascia colorata l’utilissimo mantello peloso di mamma e papà scimmia, a cui i cuccioli potevano aggrapparsi. E arrivare a dare disponibilità finché possiamo, finché riusciamo. Un cucciolo ascoltato è un cucciolo che ascolta.
In bocca al lupo (ed è proprio i caso di dirlo stavolta! )
(Veronica)
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