Dall’accudimento alla relazione

bimbi-massaggiQuando si parla di neonati, ci viene immediatamente in testa l’accudimento: il cuore e l’immaginazione si riempiono di tenerezza e si materializzano in noi immagini emozionanti di grandi mani che si occupano di piccoli miracoli della Natura e li nutrono, li spogliano, li puliscono, li vestono, li ninnano, li trasportano da un luogo ad un altro e così via.

Sicuramente i neonati hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro e li aiuti a svolgere al meglio le loro funzioni vitali almeno per un buon periodo di tempo: tra la nascita e l’acquisizione dell’indipendenza (o semi – indipendenza) psico-motoria.   Ma quello che il concetto di accudimento trascura o porta a dimenticare è che i neonati hanno numerose competenze fondamentali all’assolvimento di quelle funzioni di cui tendiamo a ritenere gli adulti gli unici garanti.

La capacità di suzione, i riflessi motori, i codici comunicativi, i piccoli gesti, la grande sensibilità tattile e olfattiva. Senza queste competenze qualsiasi affanno per “accudire” i neonati sarebbe vano. E quindi perchè non provare a cambiare punto di vista? Perchè non provare a vederci non dispensatori di vita e di quotidianità ma compagni di viaggio? Perchè non provare a trovare una via comunicativa che dia origine ad una relazione profonda e collaborativa? Strumenti di questo percorso di “rilvoluzione copernicana” del maternage possono essere molti. L’allattamento al seno a richiesta, il portare i bimbi addosso, il massaggio (e le coccole in generale). Quando allattiamo un bambino a richiesta impariamo a leggere i suoi segnali poiché chi allatta sa che attaccare correttamente un neonato piangente è faticoso e difficile e che il pianto è solo l’estremo tentativo di comunicazione nel caso che i codici precedenti siano passati inosservati. La piccola lingua lambisce le labbra, una manina arriva alla bocca, l’altra perlustra lo spazio intorno alla ricerca del seno di mamma. La mamma si stringe il piccolo al seno e glielo offre. Quello che è successo è che il codice comunicativo si è dimostrato efficace: il neonato sa, adesso, di avere una risorsa che funziona e di aver stabilito un contatto con la mamma. E sa che la sua mamma rispetta e si fida dei suoi ritmi, dei suoi bisogni. Non è più un adulto che determina il nutrimento di un neonato ma una coppia di persone che si ama alla follia che comunica le proprie necessità, le proprie risorse, la propria disponibilità ed apertura ad accogliere.

Quando portiamo un bambino addosso, che sia in braccio o con le fasce, non lo trasportiamo semplicemente da un luogo ad un altro. Gli comunichiamo che abbiamo coscienza che le sue mani sono forti, che sappiamo che le dita sanno stringersi, che le caviglie sanno circondare il genitore, che il suo cervello è in grado di leggere i movimenti del nostro corpo e di apprenderli. Gli facciamo capire che non è solo, che il suo bisogno di affrontare la realtà ancora attraverso un filtro è comprensibile ed accettabile. Il messaggio che gli diamo è che si trova in un luogo sicuro dove le sue competenze gli possono permettere di sviluppare la sua idea di realtà ed il miglior modo per approcciarla.

Il massaggio al bambino – se la lingua me lo permettesse direi “il massaggio con il bambino” – è un momento speciale. Vimala Mc Clure, fondatrice dello IAIM (AIMI in Italia) ha introdotto un dettaglio meravigliosamente forte: la richiesta di permesso.                      Prima di iniziare il massaggio, il genitore chiede al proprio piccolo il permesso di iniziare quell’esperienza   comune, quel viaggio insieme che è il massaggio. E già questo significa riconoscere al neonato una completezza, una dignità, una sacralità rare e preziose. Tanto rare che spesso i genitori si sentono ridicoli a farlo.                                                           Non è affatto una domanda retorica: il piccolo ci risponderà con il linguaggio che conosce bene e che noi abbiamo piano piano dimenticato, il linguaggio del corpo. Ci risponderà sorridendo e agitando serenamente le manine verso di noi oppure chiudendosi a riccio e protestando. E noi piano, piano impareremo a capirlo confermandogli che il suo modo di comunicare funziona, che rispettiamo i suoi tempi ed i suoi momenti, che vogliamo fare qualcosa con lui ed abbiamo bisogno della sua complicità, che siamo in contatto.

Si stabilisce la comunicazione e si cresce insieme. I piccoli imparando il linguaggio delle parole, i grandi riscoprendo la potenza della pelle. Entrambi competenti, in un’unica tensione verso il migliorarsi.

Proviamo a cambiare punto di vista:  quando è successo in astronomia in una sola occhiata l’uomo ha infranto 7 cieli di cristallo e s’è lanciato verso l’infinito.

Veronica

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