Le piccole bugie “a fin di bene”
Sono piccoli.
Fragili e puri.
E vanno protetti.
Vanno protetti dal dolore e dalla realtà. Perchè il loro mondo sia un mondo di favola.
Vanno protetti con i lieto fine, con l’affannoso nascondere difficoltà e possibili amarezze, con piccole bugie e a volte con bugie grandi: “…ed un cacciatore che passava di là, uccise il lupo, gli aprì la pancia e tirò fuori Cappuccetto Rosso e la nonna”.
Vanno tenuti lontani dalla strada perchè non si sporchino piedi e mani ma ancor più perchè non si sporchino i pensieri. Che non incontrino polvere, sassi appuntiti, che non sappiano cos’è la morte ma nemmeno la nascita: “Il tuo gattino è scappato”, “la cicogna ha portato il bambino”.
Che non sappiano cos’è il sesso e a volte nemmeno le minuziose sfaccettature dell’amore: “i bambini nascono perchè due persone si vogliono bene e si sposano”.
Che ignorino la malattia e la povertà, che non sappiano dare un volto alla prepotenza, alla violenza: si aumenta il passo, si indica qualcosa dall’altro lato della strada o meglio ancora la si attraversa, la strada…che nemmeno l’olfatto arrivi a percepire qualcosa che non torna.
E se si ammalano, vanno curati senza che si rendano conto di essere malati, di star venendo curati: “non ti farà male”, “non sentirai nulla”. Ed invece il dolore raddoppia, unito alla percezione dell’inganno.
Che non soffrano per rinunce, a rinunciare meglio siano i grandi che ormai sono abituati: “tutti ce l’hanno, come può fare senza?”.
Eppure si farebbe senza tante cose. Magari scegliendo di non centellinare ciò che davvero è vitale – la sincerità, la presenza, il contatto, il rispetto, l’empatia.
Così loro crescono, ed il mondo si scopre da solo ai loro occhi.
Nella migliore delle ipotesi, scopriranno il vero e sapranno di aver ascoltato menzogne ed omissioni.
Ma se il vero non si scomoda a presentarsi loro, crederanno – ormai abituati – alle note menzogne o a menzogne nuove.
Crederanno che la polvere è sporca, che la strada da percorrere è meglio non guardarla o altrimenti renderla immacolata o asettica.
Crederanno che anche i corpi sono sporchi: i loro fluidi, la pelle. Crederanno che ci sono parti del proprio corpo che non appartengono loro ma che sono fatte per piacere agli altri. E perchè gli altri apprezzino qualcosa di sporco quel qualcosa va reso – come la strada – immacolato o asettico.
Crederanno che se non possono mangiare un cibo, nessuno intorno a loro debba mangiarlo.
Che se non amano qualcosa, quel qualcosa debba sparire.
Che se vogliono qualcosa lo otterranno perchè ci sarà qualcuno disposto a sacrificare fino all’ultimo soffio di energia per contentarli.
Crederanno che se non possiedono abbastanza vivranno una condizione di miseria sociale.
Crederanno che non possono morire, che non è possibile ammalarsi, che non importa curare il proprio corpo.
Crederanno di non poter assumersi la responsabilità della propria guarigione, delle proprie scelte riguardo il loro corpo, crederanno che il loro corpo non abbia mai le risorse per reagire alla malattia o anche solo alla fatica, al dolore, alla paura, agli eventi straordinari della vita.
Crederanno che la nascita sia compito di altri, e sarà anche troppo facile per un medico sostituire con il suo camice immacolato le grandi ali bianche della cicogna.
La campana di vetro sotto cui li tenevamo, con gli anni si è frantumata. E questi piccoli uomini, queste piccole donne, spenderanno il resto della propria vita a far finta che i cocci sparsi in terra siano ancora quella volta scintillante di sempre. E proveranno ogni giorno a ricostruirla, finchè un giorno nascerà un nuovo figlio e per quel giorno, almeno una campana piccolina, giusto della sua misura, sua sarà finalmente pronta.
A chi giovano le piccole menzogne “a fin di bene”?
(Veronica)