La legatura migliore

Un anno fa circa partecipai ad un meraviglioso convegno tra i cui relatori c’era Carlos Gonzales.

Parlava di relazione e di autorevolezza.

Con il suo solito stile, perfetto e divertente, esordì:

<<Parliamo di autorevolezza…quindi parliamo di qualcuno famoso per la sua autorevolezza. Per esempio…Che ne so? Dio. Lui è stato bravissimo perché ha messo solo 10 regole. 10. Non ha iniziato con “non metterti le dita nel naso”, “non disegnare sulle pareti”, “non lanciare sassi” e via dicendo”>>.

Risate.

Eppure, quella riflessione così ironica mi ha provocato una specie di rivoluzione: ha portato a galla ed ha dato forma ad un sentire che aleggiava nella mia coscienza e da quel giorno sono più consapevole di ciò che veramente ha valore, e che può essere applicato in ogni campo, anche nel mio lavoro.

E quindi rieccomi a parlare di babywearing.

Ci sono stati alcuni episodi negli ultimi tempi che mi hanno fatta molto riflettere, ne cito alcuni:

  • una mamma su un gruppo Facebook chiede quale sia la migliore legatura per un neonato: le risponde una cascata di secchi “triplo sostegno”;
  • una collega su un altro gruppo afferma, solida come la pietra, che le legature migliori con la fascia rigida sono la FWCC e la Kangaroo;
  • una collega neomamma porta con tecnica, disinvoltura e competenza il figlioletto di un mese e mezzo sulla schiena e scatena un panico di rimostranze;
  • una mamma chiede quale sia la migliore legatura sulla schiena e chi le risponde “dipende da come sei te” si conta sulle dita di una mano;

Abbiamo evidentemente tanto bisogno di confini rassicuranti, di tante regole dettagliate.

Perché le regole, come il mondo medievale, sono rassicuranti: la Terra al centro, 7 Cieli di cristallo, le Stelle fisse – quali sono le legature migliori in assoluto, le fasce migliori in assoluto, il momento migliore in assoluto di introdurre una nuova legatura.

Quasi si arriva a toccarla questa solida certezza geografica ed emotiva, come le pareti di un utero.

Eppure siamo nati e adesso la sfida è ri-nascere come genitori, come persone mature e in contatto le une con le altre.

E per rinascere dobbiamo rinunciare alle sicurezze, imparare che mani e piedi non toccano più i confini del nostro mondo, che l’Universo è infinito e a volte fa pure un po’ paura.

Ed un modo bello e prezioso per farlo è, con umiltà,  mettersi in ascolto, in osservazione e darsi, come fa Dio, poche regole imprescindibili.

Il babywearing non è una scienza esatta. La sua parte scientifica riguarda la posizione finale, non le legature, non le fasce. E dalla parte scientifica attingiamo per costruire le nostre poche regole.devel_spine

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La posizione verticale, il rispetto della cifosi fisiologica e dell’ampiezza delle gambette, la posizione ad “M” di gambe e sederino,  la vicinanza al genitore e la tensione del supporto che garantiscano un sostegno ottimale della schiena evitando la compressione toracica e le posizioni fuori asse.

C&amp;M

Quando queste condizioni sono rispettate, possiamo liberarci dal bisogno di tante regole, di tante sicurezze ed iniziare a costruirle da soli. Osservandoci, osservando i nostri bambini, rispettando ed onorando le nostre esigenze.

Nel mio lavoro incontro tante famiglie. Ed ogni famiglia che incontro ha bisogno di un approccio, una legatura, un accorgimento specifico e diverso da ogni altro. A seconda della loro storia, della loro fascia, delle loro caratteristiche fisiche, emotive o caratteriali.

Ho visto genitori che avevano bisogno di un triplo sostegno perché avevano una fascia elastica, perché avevano una storia complicata e sentivano il bisogno di una coccola in più, perché avevano bisogno di mettere in fascia il loro bimbo a legatura chiusa per iniziare a fidarsi della fascia o di sé, o per altri mille motivi.

Ho visto neonati che si adagiavano perfettamente nell’incrocio di una doppia x con la testina perfettamente sostenuta dal lembo corrispondente alla nuca.

Ho visto genitori eseguire  la stessa doppia x e preferirne i lembi raggruppati vicino al collo oppure spostati sull’articolazione.

E neonati che gli incroci proprio non li sopportano e nella x fasciata ci stavano da re. E mamme che preferivano la x fasciata mentre i papà la doppia x e viceversa e neonati che comunque e con qualsiasi legatura, se la ronfavano.

Genitori che mi hanno chiesto di accompagnarli a portare i loro figli sulla schiena a 3, 4, 6, 8, 10 mesi. Genitori che hanno iniziato ad usare la fascia mentre erano ancora in attesa e genitori che si sono approcciati al babywearing con i figlioletti già grandi.

Credo sia inutile stare ad elencare le mille variabili che può avere una coppia portato-portatore.

Perciò mettiamoci in ascolto: cosa ci fa stare bene e cosa no, cosa ci fa stare tranquilli, cosa ci agita. Come il nostro bambino reagisce alla legatura proposta, se la legatura che abbiamo scelto è correttamente eseguita, se abbiamo o no altre opzioni, se il momento è quello giusto.

Leghiamo intorno al bambino. Diamoci tempo. Lasciamo accomodare i nostri piccoli sul nostro petto offrendo loro l’avambraccio per sedersi. Quella posizione che loro stessi assumono è la posizione che – sia quale sia la legatura scelta – va preservata e ricercata.

Spogliamoci di pregiudizi e limiti, delle proiezioni del mondo adulto su quello infantile (così diverso!).

Diffidiamo dalle certezze. Da genitori e da professionisti. Non stanchiamoci mai di porci domande, di confrontarci con altri professionisti: fisioterapisti, osteopati, ostetriche, ginecologi, neonatologi, psicologi. Rifuggiamo le formulette perché ci offrono solo una piccola realtà racchiusa e confinata che è davvero troppo distante dal mondo reale.

Al centro, l’ascolto. Aperto, libero, disponibile, carico solo di umiltà: quella dovuta alla grande complessità dell’essere umano.

Per scoprire come quell’Infinito che tanto ci ha spaventati, sia stracolmo di bellezza.

(Veronica)

 

Ovviamente tutto questo vale per le condizioni di fisiologia. Per ciò che ne esula, dobbiamo necessariamente affiancarci all’equipe medica che segue il portato o il portatore. Ma l’osservazione, l’umiltà e l’ascolto rimangono un passo importante.

 

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