Prendersi il tempo e lo spazio (memento a me stessa)

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Siediti. Attendi.

Riformula i tuoi ritmi per combaciare con il battito del cuore.

Tum-tutum. Tum-tutum.

Questo è il ritmo che loro conoscono. Questo è il ritmo che permette di riuscire.

Libera i pensieri, lascia stare il domani. Ci saranno momenti in cui occuparsi del mondo, magari tra pochi istanti. Ma ora no, stai qui.

Piano, piano ecco la punta rosea della lingua si mostra lentamente.

Osservala, ti dice molto.

Ogni dettaglio è importante.

Ti dice che è questo il momento giusto, il momento del latte. E che sia fame, sete, bisogno di succhiare, voglia di odori e sapori confortanti, che differenza fa? È questo il momento giusto.

Piano, piano una manina si appoggia al labbro che l’avvolge, la succhia avidamente.

Osservala, ti dice molto.

Ogni dettaglio è importante.

Ti dice che sta iniziando un’urgenza, all’orizzonte la tempesta. E che belle parole son già state scritte su quella tempesta!

Tempesta che convive con un’espressione buffa che distrae facilmente. Non attendiamo la pioggia. È ancora il momento giusto. Tra pochi istanti sarà tardi, sarà disperazione e fame.

Asseconda. Non importa se hai altro da fare. In questi mesi devi essere qui.

Non è servitù, è il momento dello studio.

E studiare lo sai fare, lo hai sempre fatto. E quelle notti, quei giorni prima delle interrogazioni o degli esami eri tutta te stessa lì. Presente.

Siilo ancora. È il momento dello studio, ora è che si impara a conoscersi.

Non è servitù, è avere obiettivi definiti.

Ecco che scende sul petto, la bocca si apre. Osserva le labbra, ascolta il tuo corpo e le sensazioni. Non dev’esserci spazio per il dolore.

Guarda bene il suo sguardo, se apre gli occhi. Dimmi cosa vedi.

Calma, appagamento, soddisfazione. Il segnale è stato intercettato e compreso. Anche di qua, in questo mondo così ignoto e grande da far paura la comunicazione è possibile.

Fiducia.

Amore. Last but not last. Amore infinito.

Includi chi ti è intorno in questo percorso. Con calma, senza pretesa di comprensione immediata. Specie per i più piccini a volte è difficile.

Spiega a cuore aperto, rilassa la pancia, il bacino. E spiega.

Spiega che devi essere lì e che questo non rende meno importanti le altre persone, le altre cose. Spiega le ragioni profonde. Non lasciare niente di non detto, di sottinteso.

Spiega perchè è importante per tutti.

Adesso la fascia.

Non prima, prenditi il tempo.

Il mondo chiama, si sa. A volte chiama che spezza il cuore. Ma attendi.

Tum-tutum. Tum-tutum.

È importante il tempo, è importante lo spazio. Ancora non è tempo di fare altro contemporaneamente e lo spazio non può escludere braccia e attenzione totale. La fascia non è ancora lo spazio per allattare.

Ma adesso sì, prendi la fascia.

Concentrati e, ancora,  prenditi il tempo. Non cercare sempre la via più breve, più facile, più repentina.

Senti il tessuto scorrerti tra le dita. Lascia che la tua attenzione sia attirata dalla sensazione della stoffa. È morbida. Ha già portato qualcuno.

Ancora un po’ oltre. Profuma. No, non è l’odore di bucato è un odore più profondo. Profuma di te e di un piccolo corpo amatissimo. Ed ha l’odore anche di chi ormai avvolge solo ogni tanto.

Stai ancora in ascolto mentre muovi le mani, le braccia, mentre ti avvolgi e avvolgi quella schiena inarcata su sé stessa, elegante come certe conchiglie.

Senti cosa racconta. Ti dice perchè il suo magico odore resiste all’acqua e al sapone. Lo salva il simbolo e, ancora, l’amore.

Chiudi il nodo. Con attenzione. Non un nodo qualsiasi. Un nodo che quasi non si sente e che si scioglie facilmente facendo convergere i lembi.

È così, vedi, che sono i nodi d’amore, i legami che cerchi: resistenti ma discreti, sicuri ma facili da sciogliere venendosi incontro.

Ricorda la lezione del nodo.

Ricorda la lezione del tessuto, non scordare i simboli.

Ecco. Adesso puoi tornare al mondo. Puoi anche affrettare il passo e distrarre il pensiero per un po’.

Puoi abbracciare e cullare altri.

Puoi seguire, aiutare, sostenere.

Puoi pensare a te, leggere, passeggiare, parlare con qualcuno.

È il momento del mondo, ma con rispetto.

A tenere il ritmo adesso c’è il titolare in persona: là dentro, il sonno è cullato dal battito del cuore, vicino, vicino.

Tum-tutum. Tum-tutum.

Dedicato a me, ogni volta che ho troppa fretta. Dedicato a me ogni volta che incontro una mamma ed il suo bambino.

(Veronica)

Poche dritte sulla scelta del supporto e sull’allattamento in fascia.

La fascia lunga, morbida o rigida che sia, è sicuramente lo strumento più indicato per i neonati. Per i primi mesi sarebbe bello forse non scegliere la praticità o la rapidità d’uso quanto qualcosa che ci aiuti ad entrare nel “ritmo” oltre che a portare i nostri bambini nel modo più contenitivo, corretto, sicuro ed accogliente. Anche nella scelta delle legature è utile scegliere a seconda della fase di sviluppo del bambino. Esperimenti e nuove scoperte in fatto di legature avranno spazio più avanti. Sembra difficile ma in fondo non lo è. Prima di abbandonare o di propendere per un supporto più “facile” provate a contattare un professionista del settore.

Allattare in fascia si può ma non è detto che si debba.

Vorrei sfatare intanto il mito della posizione “a culla” per l’allattamento.

La posizione a culla è una posizione riservata ai neonati molto raccolti e solo nelle prime settimane. È corretta se il bambino sta a pancia in su, con il fianco a contatto con il petto del portatore. Il supporto più adatto a questa posizione è la fascia morbida (più comunemente nota come “elastica”) perchè il  tessuto cedevole non esercita molta pressione sul corpo del bambino e quindi non rischia di comprimere le anche o il torace.

Per ciucciare in questa posizione il bambino è costretto o a girare la testa verso la madre (e questo pregiudica l’attacco) o a girarsi verso la madre (e questo provoca la perdita della posizione fisiologica rischiando di comprimere troppo l’anca o il torace).

La posizione in cui si può allattare è quella classica a ranocchietto, verticale.

Per farlo, è necessario far scendere la legatura fino a permettere al bambino di afferrare il seno.

Bisogna, perciò, fermarsi e sedersi perchè una legatura così bassa non è sicura per la schiena del bambino (il tessuto sarà più molle e quindi non più contenitivo né sostenitivo e la schiena si “accartoccerà” facilmente). Non è neppure fisiologica per l’apertura delle anche perchè le gambette si troveranno ad altezza pancia del portatore e quindi sollecitate ad un grado di divaricazione eccessivo. Infine non è sana per il portatore perchè sposta troppo in avanti il baricentro.

Allattare in questa posizione è utile per “sfruttare” il sonno da sazietà per riprendere le proprie attività interrotte semplicemente ritirando su la legatura senza dover “sballottare” troppo il bambino. È però importante che l’allattamento sia già avviato e che la competenza dell’attacco sia già acquisita.

Anche portare molto nelle primissime settimane può essere ragione di difficoltà nell’allattamento, specie in caso di bimbi molto sonnolenti o con crescita lenta: il contatto favorisce la rilassatezza ed il sonno e quindi può rischiare di dilatare il tempo tra una poppata e l’altra. Osservare i nostri bambini e prenderci il tempo e lo spazio per conoscersi è essenziale anche per iniziare pratiche indubbiamente sane e meravigliose come il babywearing.

Gratitudine…

Ringrazio i miei bimbi e tutti i genitori che ho incontrato per la prima parte di questo articolo.

Ringrazio, per la seconda parte di questo articolo, la Scuola del Portare che mi ha fornito una solida base di conoscenza e tutte le colleghe (non solo della mia scuola!) che ogni giorno la arricchiscono con le proprie competenze e riflessioni.

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  1. Doris

    Veronica… sono una collega pip… meraviglioso questo post, grazie.. e grazie per avermi dato luce, spunto di riflessione su come comportarmi con le sorelle maggiori quando allatto la mia piccola Viola…..”non lasciare niente di non detto, di sottinteso”.
    Complimenti per il blog…

  2. Pingback: Buona SAM (babywearing e allattamento) – Ia kaloo

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