“Portare” la famiglia verso nuovi equilibri
Ogni volta che nasce un bambino, la famiglia che lo accoglie si prepara a fargli posto. Un posto fisico nella casa, un posto magico negli affetti.
Strano come quel cosino piccolo piccolo sembri negli affetti così “ingombrante”. Tutto gira intorno a lui, tutti se ne prendono cura, tutti cedono un po’ del loro territorio del cuore.
E, paradossalmente, è proprio in questo scambio d’amore che si nasconde il dolore.
Il dolore di un fratellino che si trova a dover rinunciare alle proprie abitudini: giocare con la mamma diventa più difficile, così come lo diventa il farsi spazio tra le sue braccia adesso sempre “occupate”. Le piccole crisi a cui prima si rispondeva con dolcezza e pazienza sono adesso spesso bruscamente liquidate per via della stanchezza. Eppure quel piccolo è una grande gioia: tante cose da insegnargli presto e un compagno di giochi.
Il dolore di una mamma che si sente in colpa verso i bambini più grandi: ci sentiamo così poco accoglienti e serene, temiamo di non aver posto abbastanza tra le nostre braccia. Eppure si sente che l’amore non è diviso ma moltiplicato e sappiamo dentro di noi che di posto ce n’è e ce ne sarà sempre.
Il dolore di un quattrozampe per le sue passeggiate mancate, per ogni bastone non lanciato, per ogni carezza non passata sul muso. Eppure sente quel cucciolo anche un po’ suo, sente di doverlo proteggere e di voler aiutarlo a crescere.
É questione di tempo, poi tutto si normalizza.
Ed è questione di pazienza, di attenzione.
In tutto questo, parlare di fasce sembra una cosa marginale.
Eppure il portare serve a fare il tempo dell’equilibrio più vicino, più naturale.
Una fascia aiuta a “portare” la famiglia verso il nuovo equilibrio, nella nuova dimensione.Portare il neonato in fascia regala a lui tutto il contatto di cui ha bisogno. Un ambiente assai simile a quello uterino, la vicinanza e la rassicurazione dei genitori, il contenimento che lo fa sentire al sicuro.
Portare un fratellino o una sorellina maggiori offre loro l’opportunità di non usare parole per esprimere la loro inquietudine, offre un angolo magico di contatto esclusivo, silenzioso e nutriente come possono esserlo solo gli abbracci profondi.
E regala a chi lo porta mani libere e braccia grandi. Per accogliere chi ha bisogno di conferme, per accarezzare, portare a spasso, giocare.
Un bambino portato piange di meno, cerca il seno in modo più regolare, è felice ed appagato.
E rimane più tempo per uscire, per soppesare le emozioni, analizzarle, comprenderle, scambiarle gli uni gli altri, viverle in modo sereno.
Un papà che porta è un papà che ha l’occasione di definire fin da subito il proprio ruolo, di sperimentare la sua straordinaria competenza fin dai primi giorni di vita di suo figlio.
Una mamma che porta è una mamma che sa che il proprio istinto è la sua risorsa più preziosa e che tutto il suo immenso amore può passare dalle mani o dalla trama della stoffa.
Portare facilita e arricchisce, accorcia e rende più mite il cammino verso l’equilibrio e la reciproca conoscenza.
(Veronica)
Grazie a: Gessica Catalano per la foto, a tutte le colleghe della Scuola del Portare per le foto e le riflessioni.
Grazie a Chiara De Carolis e a Laura Paglini, educatrici cinofile e mamme portatrici (e Chiara anche collega consulente) per la condivisione delle loro esperienze.
Ho provato quello che scrivi nel passaggio da famiglia di tre a famiglia di 4… a breve saremo in 5 e so già che la fascia sarà indispensabile. Grazie per quello che scrivi…
Grazie a te, Daria, per questa bellissima testimonianza e per leggerci con affetto!